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ANCONA - Le immagini sono scioccanti, eppure non rendono in pieno l’orrore che si nasconde dietro le porte distrutte a calci e mattonate dai vandali. Non c’è una sola cosa che si sia salvata dagli assalti delle baby gang. Gli estintori utilizzati come armi improprie per abbattere vetrate e sanitari, bastoni e lamiere come arieti per sfondare divisori e pareti in cartongesso: l’ex palazzo della Telecom è stato travolto negli anni dal tornado dei teppisti che hanno firmato le proprie scorribande sui muri dove, accanto agli autografi (Osimo Gang è uno di questi), compaiono immancabili insulti alla polizia e perfino riferimenti satanici.
Il trasferimento
Il catafalco verde di via Miglioli entra di diritto nella lista degli orrori di una città disseminata da immobili-fantasma.
Il pertugio
D’altronde, entrare nella pancia dell’ex palazzo Telecom è un attimo. I vandali sanno benissimo come fare: oltrepassano la siepe dal lato del campo da calcio, dove si ritrovano abitualmente, e s’intrufolano attraverso una porta a cui hanno divelto i sigilli e infranto le vetrate. Da qui si apre uno scenario allucinante. L’edificio sembra bombardato: enormi voragini si aprono sulle pareti, evidentemente prese a picconate, quasi tutti i bagni sono stati devastati a calci o a colpi di estintore. Ce ne sono diversi a terra, abbandonati su un tappeto di vetri rotti e schegge taglienti di lampadine. I quadri elettrici sono stati sventrati, le porte abbattute. Ma è soprattutto nella vecchia sala conferenze che si sono concentrati i baby teppisti: l’hanno trasformata in un luogo di bivacco, come dimostrano le scatole di biscotti, le lattine i piatti e i bicchieri di plastica gettati sul pavimento, insieme a mozziconi di sigarette e cartacce. Alcune poltroncine sono bruciacchiate. I writer armati di pennarelli e bombolette spray hanno imbrattato le pareti con scritte volgari, scarabocchi e insulti alla polizia. Tutte le scrivanie che un tempo venivano utilizzate per le conferenze sono state letteralmente demolite: i resti sono stati gettati dalle finestre nella piazzetta al centro dell’edificio, ricoperta da uno stuolo di mattoni che i bulletti si sono divertiti a lanciare dall’alto, nelle loro scorribande notturne. Ma in questo obbrobrio, il dato più impressionante è che nessuno si sia accorto di nulla negli ultimi anni, mentre all’interno di questo scatolone verde, nel cuore del quartiere di Brecce Bianche, orde di vandali giocavano a spargere devastazione.
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Corriere Adriatico