Ecco a voi il palazzo Telecom. L’ex sede di via Miglioli devastata dai vandali a calci, sassate e colpi di estintori. Chi prenderà i responsabili per pagare questo scempio?

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ANCONA - Le immagini sono scioccanti, eppure non rendono in pieno l’orrore che si nasconde dietro le porte distrutte a calci e mattonate dai vandali. Non c’è una sola cosa che si sia salvata dagli assalti delle baby gang. Gli estintori utilizzati come armi improprie per abbattere vetrate e sanitari, bastoni e lamiere come arieti per sfondare divisori e pareti in cartongesso: l’ex palazzo della Telecom è stato travolto negli anni dal tornado dei teppisti che hanno firmato le proprie scorribande sui muri dove, accanto agli autografi (Osimo Gang è uno di questi), compaiono immancabili insulti alla polizia e perfino riferimenti satanici. 

 

 


Il trasferimento 
Il catafalco verde di via Miglioli entra di diritto nella lista degli orrori di una città disseminata da immobili-fantasma. La scelta della Tim, maturata nel 2017, di trasferire i 525 dipendenti da Brecce Bianche agli uffici del centro si è rivelata un clamoroso boomerang: il vuoto lasciato dall’ex palazzo Telecom, nel giro di un lustro, è stato colmato dai vandali spaccatutto che hanno ridotto a pezzi l’intero immobile. Una situazione fuori controllo che, ora, è finita nel mirino della polizia dopo il blitz di Pasquetta in cui sono stati scoperti quattro giovanissimi intenti a seminare danni e lanciare mobili dall’ultimo piano. Ma sarebbe sciocco pensare che siano stati loro, da soli, a ridurre in questo stato l’edificio horror. Possibile che negli ultimi cinque anni nessuno si sia accorto delle irruzioni delle bande scatenate di ragazzi? E chi pagherà per questo scempio? 

 


Il pertugio


D’altronde, entrare nella pancia dell’ex palazzo Telecom è un attimo. I vandali sanno benissimo come fare: oltrepassano la siepe dal lato del campo da calcio, dove si ritrovano abitualmente, e s’intrufolano attraverso una porta a cui hanno divelto i sigilli e infranto le vetrate. Da qui si apre uno scenario allucinante. L’edificio sembra bombardato: enormi voragini si aprono sulle pareti, evidentemente prese a picconate, quasi tutti i bagni sono stati devastati a calci o a colpi di estintore. Ce ne sono diversi a terra, abbandonati su un tappeto di vetri rotti e schegge taglienti di lampadine. I quadri elettrici sono stati sventrati, le porte abbattute. Ma è soprattutto nella vecchia sala conferenze che si sono concentrati i baby teppisti: l’hanno trasformata in un luogo di bivacco, come dimostrano le scatole di biscotti, le lattine i piatti e i bicchieri di plastica gettati sul pavimento, insieme a mozziconi di sigarette e cartacce. Alcune poltroncine sono bruciacchiate. I writer armati di pennarelli e bombolette spray hanno imbrattato le pareti con scritte volgari, scarabocchi e insulti alla polizia. Tutte le scrivanie che un tempo venivano utilizzate per le conferenze sono state letteralmente demolite: i resti sono stati gettati dalle finestre nella piazzetta al centro dell’edificio, ricoperta da uno stuolo di mattoni che i bulletti si sono divertiti a lanciare dall’alto, nelle loro scorribande notturne. Ma in questo obbrobrio, il dato più impressionante è che nessuno si sia accorto di nulla negli ultimi anni, mentre all’interno di questo scatolone verde, nel cuore del quartiere di Brecce Bianche, orde di vandali giocavano a spargere devastazione.

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Corriere Adriatico