La mamma del senigalliese che ha ottenuto il suicidio assistito: «È stata dura vederlo scegliere la morte ma sono orgogliosa di mio figlio Federico»

SENIGALLIA - «Sono molto orgogliosa di mio figlio e anche il padre lo sarebbe stato. Mi ha insegnato la vita, anche se questi 13 anni sono stati abbastanza tosti»....

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

SENIGALLIA - «Sono molto orgogliosa di mio figlio e anche il padre lo sarebbe stato. Mi ha insegnato la vita, anche se questi 13 anni sono stati abbastanza tosti». Parole commosse di Rosa Maria, la mamma di Federico Carboni, il senigalliese che ha aperto la strada del fine vita, diventando dopo una battaglia lunga venti mesi il primo italiano a morire di suicidio assistito. La mamma dell’ex autotrasportatore, rimasto tetraplegico dopo uno schianto in moto, ha raccontato in un video, affidato all’Associazione Luca Coscioni, i 13 anni vissuti accanto al figlio dopo l’incidente, compresa la reazione alla decisione di Federico, che prima di morire tutti conoscevano come Mario per motivi di privacy, di porre fine alle sue sofferenze ricorrendo al suicidio assistito. 

 

 
La scelta
«Il percorso che ha scelto lui, di arrivare a questa conclusione della sua vita, è perché purtroppo lui non ce la fa più - si sente la voce della signora Rosa Maria, accanto al letto dove il figlio stava trascorrendo gli ultimi giorni di vita -. È stata una scelta dura sia per lui sia per me e per tutti quelli che gli sono stati vicino». La mamma di Federico-Mario non nasconde che è stata molto dura all’inizio accettare la decisione del figlio. «Lì per lì, quando me l’ha detto, come madre, ti spacca il cuore - confida Rosa Maria nel video -. Però dopo col tempo che passava, il dolore e le sofferenze sono aumentate. Capisco la sua decisione, abbastanza crudele, però è una vita molto difficile per lui stare sempre sul letto a convivere con i suoi dolori. Ogni tanto ha delle piccole crisi, anche di nervi, soprattutto quando sta male. È un dolore molto forte, sia per lui che per me».


«Il calvario, tra il dolore fisico e il lungo iter giudiziario dovuto all’indifferenza della politica, che hanno dovuto sopportare Federico e sua madre non è più accettabile - aggiunge l’avvocato Filomena Gallo, difensore di Federico Carboni e Segretario dell’Associazione Luca Coscioni -. Lo abbiamo vissuto insieme alla famiglia Carboni e fino all’arrivo di una buona legge impiegheremo tutte le energie. Oggi occorre emendare l’attuale testo di legge in discussione al Senato. Il requisito del sostegno vitale alla luce della patologia irreversibile deve essere un requisito eventuale ma non necessario, devono essere eliminate tutte le discriminazioni tra malati che vogliono scegliere sul proprio fine vita e devono essere introdotti tempi certi e vincolanti per le procedure. Solo così avremmo una legge utile e giusta».

© RIPRODUZIONE RISERVATA Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico