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ANCONA - Bollette choc. Rincari fino a tre volte la spesa dell’anno scorso. Il grido d’allarme delle imprese è più serio che mai. «Non scherzo, io chiudo» sentenzia Sandro Salvucci, titolare di Gelato Più. L’imprenditore ha visto letteralmente triplicare la sua bolletta dell’energia elettrica. «Ad ottobre dovrò pagare 12.500 euro - afferma Salvucci - contro i 4 mila dell’anno scorso».
Stessa situazione per Anna Maria Marzella, titolare del ristorante La Taberna Braceria: «duemila euro di elettricità e 1.984 di gas, contro i 980 euro e gli 890 che pagavamo prima». Un salasso senza precedenti. E il peggio deve ancora arrivare, perché da settembre il prezzo dell’energia è destinato a salire ancora. «Se questo è lo scenario, non ci sono tante strade - continua la ristoratrice - vorrà dire che riconsegneremo le chiavi del locale».
La disperazione
Dalla voce degli imprenditori traspare tutta la disperazione di vedere concretizzarsi il rischio di dover alzare bandiera bianca.
Conti in perdita
Il gioco non vale la candela. A conti fatti, si lavora per pagare le bollette. Ma non ci sono margini per sostenere tutti gli alti costi fissi dell’azienda: personale, imposte. Non resta che attingere dai risparmi, o indebitarsi. «Undici anni di attività, 12 dipendenti di cui 7 fissi e due punti vendita» ricorda il titolare di Gelato Più che si divide tra il negozio di via XXV Aprile e quello in corso Mazzini. «Diamo da mangiare a tre famiglie, più tutti i ragazzi a cui diamo lavoro ogni stagione - continua Anna Maria Marzella - come facciamo a pagarli?». Una domanda che cade nel vuoto. In un tonfo sordo che sa di resa.
Caccia agli sprechi
L’unico stratagemma per cercare di contenere i costi delle bollette è limitare al massimo gli sprechi di energia. «Dovremo sospendere la produzione di gelati prima, quando il prodotto non ha più mercato» afferma Michele Zannini, titolare del Caffè Giuliani che a luglio si è visto recapitare una bolletta di 16.400 euro di energia elettrica. «Contro i 6 mila dello stesso periodo l’anno scorso» puntualizza l’imprenditore. «Ma i dipendenti non si toccano - assicura Roberto Picciafuoco, titolare del ristorante pizzeria Il Pincio - piuttosto eliminiamo l’utilizzo delle celle frigorifere in eccesso». «Oppure taglieremo i fabbricatori del ghiaccio - continua Zannini -, ma licenziare i dipendenti non è una soluzione». La speranza, per tutti, è di arrivare all’autunno con una manovra correttiva da parte del governo nazionale che possa garantire alle attività di proseguire attutendo quanto possibile il colpo del caro energia. Ma la prospettiva di mandare avanti un’azienda in queste condizioni lascia poco spazio alla tranquillità.
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Corriere Adriatico