Precipitato in mare con il parapendio. Luca, il prof che lo ha salvato: «L'ho fatto, ma non sono un eroe»

Un parapendio sul monte Conero
ANCONA - «Ho semplicemente fatto quello che avrebbe fatto chiunque al posto mio: l’ho visto cadere in acqua e l’ho salvato». L’eroe per caso - anche...

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ANCONA - «Ho semplicemente fatto quello che avrebbe fatto chiunque al posto mio: l’ho visto cadere in acqua e l’ho salvato». L’eroe per caso - anche se rifiuta questa definizione - si chiama Luca. È un insegnante di Scienze, con la passione per il mare.

 

 

Venerdì scorso stava pescando in apnea davanti alla spiaggia dei Sassi Neri quando all’improvviso si è trovato di fronte ad una scena da brividi: dal cielo è precipitato un uomo con il suo parapendio. Era intrappolato in un groviglio di fili, a malapena riusciva a portare la testa fuori dall’acqua. Non avrebbe resistito a lungo, probabilmente. Luca gli ha salvato la vita. 


«Mi ha detto: “Se non c’eri tu sarei rimasto là sotto”. Ma no, io non mi sento un eroe: ho fatto quello che l’istinto mi ha suggerito», spiega l’insegnante che ha stampate negli occhi le immagini del salvataggio. «Stavo pescando, ho visto il parapendio arrivare dall’alto - racconta -. All’inizio non gli ho dato importanza, poi però mi sono reso conto che c’era un uomo in difficoltà. Era a circa 50 metri dal mio gommone. Ho sentito gridare, indossavo la muta e le pinne, così mi sono subito diretto verso di lui. Era in seria difficoltà, continuava a chiedere aiuto. A riva c’era un uomo in costume, ma era distante una settantina di metri, non c’era tempo per aspettare che si tuffasse e ci raggiungesse. Così ho dovuto per forza far tutto da solo». Mentre da terra qualcuno chiamava i soccorsi, Luca ha approfittato di quegli attimi decisivi per trarre in salvo lo sfortunato parapendista. «Aveva solo un braccio libero con cui, annaspando, riusciva a tirarsi fuori dall’acqua per respirare - continua -. Con un coltello ho tagliato una delle cinghie che lo bloccava, quindi l’ho liberato dai fili che aveva attorcigliati alle gambe. A quel punto l’ho appoggiato alla seduta del parapendio e insieme siamo riusciti a nuotare fino a riva. Mi ha spiegato che avrebbe voluto atterrare, come fa spesso, alla spiaggia dei Sassi Neri, ma è stato tradito dal vento e ha tentato un atterraggio di fortuna». La provvidenza ha voluto che lì a pochi metri ci fosse Luca. «Ma no, non chiamatemi eroe». 

 

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Corriere Adriatico