Falconara, sequestrati gli scolmatori fuorilegge. Mare contaminato: ci sono 5 indagati

Falconara, sequestrati gli scolmatori fuorilegge. Mare contaminato: ci sono 5 indagati
ANCONA Dodici scolmatori sotto sequestro, compreso il depuratore, cinque indagati due ipotesi di reato, tra cui quella di inquinamento ambientale. Sono i numeri...

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ANCONA Dodici scolmatori sotto sequestro, compreso il depuratore, cinque indagati due ipotesi di reato, tra cui quella di inquinamento ambientale. Sono i numeri dell’inchiesta Depuration Day, portata avanti a partire dal 2020 dai carabinieri del Noe e dalla Capitaneria di Porto per indagare su eventuali illeciti relativi agli sversamenti in mare sul litorale compreso tra Ancona e Falconara. Nel calderone dell’iter investigativo coordinato dal pm Andrea Laurino sono finiti quattro indagati, tutti dipendenti di Viva Servizi.

 


Chi è sotto accusa

Tra questi ci sono il direttore generale Moreno Clementi e tecnici delle aree operative. La stessa società che gestisce i servizi legati alla fornitura di acqua, fognatura e depurazione dell’acqua risulta essere indagata. Due le ipotesi accusatorie a vario titolo: inquinamento ambientale e scarico di reflui non autorizzati. Scenari che hanno portato al sequestro preventivo dell’impianto di depurazione di Falconara e di 12 scolmatori: 2 si trovano ad Ancona, gli altri a Falconara, città colpite da anni dagli stop alla balneazione dopo gli sversamenti, causati dall’attivazione degli scolmatori. 

L’esposto 

Le indagini sono partite nella primavera del 2020, dopo le segnalazioni dei cittadini e un esposto della Raffineria Api, i cui lavoratori avevano notato la presenza di schiuma e acqua torbida nel punto di scarico a mare del fosso Rigatta, che passa proprio nei pressi dello stabilimento. Da lì sono partiti gli accertamenti, fatti di acquisizione documentale e prelievi che hanno interessato il suolo e l’acqua. Cosa hanno accertato gli investigatori? Illeciti, ancora tutti da provare, di tipo gestionale, strutturale e manutentivo riferibili agli scolmatori, entrati in funzione anche con poche gocce di pioggia. Per la procura, tra l’altro, la loro operatività non sarebbe stata autorizzata dall’autorità competente, ovvero la Provincia. E, ancora, non sarebbe stata rispettata la legge regionale che prevede di portare le acque reflue al di là delle scogliere. Inoltre, gli inquirenti hanno rilevato una scarsa manutenzione degli impianti. Tutte le presunte irregolarità avrebbero comportato la contaminazione ambientale. «Si sono riscontrate criticità di tipo chimico e microbiologico (escherichia coli e spore clostridi solfito-riduttori) con valori superiori ai limiti, con presenza tra l’altro di idrocarburi - in alcuni casi in concentrazioni superiori al limite consentito dalla normativa di settore - oltre ad altre sostanze pericolose di cui è vietato lo scarico sul suolo» specificava ieri una nota congiunta di Noe e Capitaneria.


Per la procura, le irregolarità contestate hanno riguardato anche la fauna ittica, ovvero i molluschi bivalvi presenti negli specchi d’acqua corrispondenti, le cui analisi hanno palesato in alcuni casi valori fuori limite in quanto contaminati da escherichia coli, motivo per cui in alcuni periodi è scattato il divieto di pesca e raccolta. Il sequestro degli scolmatori non inficerà sulla loro operatività. Il gip, nel decreto di sequestro, ha indicato un amministrazione giudiziario che dovrà provvedere alla gestione ordinaria degli impianti.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico