Tamponi negati ai turisti stranieri dal laboratorio dell'ospedale: esplode la polemica

Tamponi negati ai turisti stranieri dal laboratorio dell'ospedale: esplode la polemica
SENIGALLIA - Turisti stranieri rifiutati dal laboratorio analisi dell’ospedale, dove si erano recati per fare il tampone, obbligatorio, prima di rientrare nel loro Paese....

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SENIGALLIA - Turisti stranieri rifiutati dal laboratorio analisi dell’ospedale, dove si erano recati per fare il tampone, obbligatorio, prima di rientrare nel loro Paese. E’ accaduto nel weekend ad un gruppo di persone arrivate a Senigallia per assistere al Festival del Fado. Sapevano che si sarebbero potuti rivolgere ad una struttura pubblica per effettuare il tampone anche se a pagamento. Sono però dovuti ricorrere ad una struttura privata. 

 

Sull’accaduto è stata fatta una segnalazione al Comitato cittadino per la difesa dell’ospedale. Per quello che riguarda i tecnici di laboratorio oggi ne mancano cinque: due in pensione e tre andati a lavorare a Torrette assunti a tempo indeterminato.
E’ stata acquistata una nuova attrezzatura, con soldi pubblici, già in uso per processare questi esami, pur potendo garantire un’attività altissima di lavoro rimane invece sottoutilizzata per mancanza di personale. Nel laboratorio analisi vengono effettuati al momento solo quelli dei pazienti inviati dal medico di base, che riportano nella ricetta un’esenzione particolare per infezione pregressa (RM COV2, esenti per covid19) e quelli di chi deve sottoporsi a ricoveri o interventi ospedalieri.
«Non vogliamo un’azienda che obbliga i pazienti ad andare in strutture private pur avendo in casa le potenzialità necessarie – riporta una nota del Comitato -. Succede invece che il flusso di cassa immediato che garantirebbero questi esami viene dirottato presso i laboratori privati». 
Il tema del personale precario è molto sentito in vari reparti perché in passato a Senigallia è stato spesso assunto con contratti a tempo determinato e sanitari, tecnici o amministrativi, appena trovano un posto fisso in un’altra azienda ospedaliera, continuano ad andarsene. 
Una vecchia eredità della precedente Amministrazione regionale che il Comitato chiede di cambiare dando pari dignità a livello occupazionale.

 

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Corriere Adriatico