SENIGALLIA - Dopo 18 anni rivede l’ex compagna di classe, di cui si era preso una cotta alle scuole elementari, e ha un sussulto al cuore. Rimedia il numero di...
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L’uomo, una guardia giurata di 30 anni, è stato condannato a scontare sei mesi di reclusione, pena sospesa, dal gup Francesca De Palma. Si procedeva con il rito abbreviato in base alla richiesta avanzata dal difensore, l’avvocato Corrado Canafoglia. È stata riconosciuta la lieve entità del fatto. L’imputato ha sempre sottolineato di non essersi reso conto di aver creato la serie di disagi descritti dall’ex compagna di scuola. Inoltre, non avrebbe mai tentato un approccio diretto con la ragazza, se non dopo il primo fortuito incontro con lei, avvenuto nell’autunno del 2017. All’epoca si erano rivisti casualmente e il contatto aveva avuto il sapore di una reunion tra vecchi amici. C’erano state quattro chiacchiere, le risate, il ricordo dei vecchi tempi e lo scambio dei numeri di cellulare. Lui, secondo quanto emerso, le aveva chiesto di uscire o riprendere i vecchi contatti. Lei aveva declinato l’offerta. Erano poi trascorsi mesi di silenzio da parte dell’imputato.
Un silenzio interrotto a inizio 2018. A far andare in pressing il 30enne era stato un secondo incontro, avvenuto nel centro commerciale dove lavorava la vittima. Da allora, stando alla denuncia, sarebbero susseguiti episodi di pedinamento e appostamenti sul luogo di lavoro della commessa. Un tam tam divenuto insopportabile, tanto da spingere la 30enne a rivolgersi alle forze dell’ordine. Dal gip, dopo la denuncia presentata proprio nel giorno di San Valentino, aveva ottenuto per lo stalker il divieto di avvicinamento e contatto, una misura che ad oggi non risulta essere più in vigore.
Nell’interrogatorio di garanzia a cui aveva fatto seguito il provvedimento restrittivo, il 30enne si era difeso sostenendo di non aver mai voluto far del male alla commessa e non di non essersi reso conto di averle creato dei problemi. Entro 90 giorni si potranno leggere le motivazioni della sentenza del giudice. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico