Accusati per un colpo in banca, ma uno era in carcere e l'altro a casa: a processo i rapinatori sbagliati

A processo per la rapina alla Unicredit sono finite le persone sbagliate
SENIGALLIA - Finiscono sotto indagine e poi a processo per una rapina commessa in banca. Ma il giorno del colpo, uno era in carcere e l’altro aveva l’obbligo di...

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SENIGALLIA - Finiscono sotto indagine e poi a processo per una rapina commessa in banca. Ma il giorno del colpo, uno era in carcere e l’altro aveva l’obbligo di firma in un piccolo comune del Catanese. È la vicenda emersa ieri al collegio penale del tribunale, incaricato di prendere in esame la posizione di due siciliani, uno di 54 e l’altro di 59 anni, imputati per la rapina commessa il 31 agosto 2015 ai danni della filiale Unicredit di via Leopardi, a Senigallia. In quell’occasione, erano stati rubati 63mila euro in contanti e circa 800 euro di assegni.

 

I clienti e i dipendenti dell’istituto erano stati minacciati con un cutter e una pistola semi-automatica. I banditi avevano agito col volto parzialmente travisato. Dopo mesi di indagini, basate sulle testimonianze delle vittime e sulla visione delle telecamere di sicurezza della banca, la procura aveva stretto il cerchio sui due siciliani, già gravati da precedenti simili e condannati in precedenza per rapina. Nel dicembre 2019, il rinvio a giudizio. Lo scorso ottobre, le difese (Jacopo Saccomani e Stefano Mingucci) hanno prodotto al collegio la documentazione che ieri ha portato i siciliani al proscioglimento predibattimentale. In pratica, è stato dimostrato che il giorno della rapina il 59enne si trovava in carcere a Barcellona Pozzo di Gotto, mentre il presunto complice aveva l’obbligo di firma: si era presentato regolarmente in caserma un paio d’ore dopo la rapina commessa a quasi mille chilometri di distanza dalla città dove si trovava il 31 agosto di 5 anni fa. 

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Corriere Adriatico