SENIGALLIA - La versione definitiva del nuovo ponte 2 Giugno convince il professore Vittorio Sgarbi, perfettamente d’accordo con la Soprintendenza nel recupero della...
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Quello che era stato chiamato il ponte rosso per via del color ruggine del corten utilizzato. Tra questo e il bianco futuristico, con un’ampia e troppo impattante arcata, Sgarbi non aveva avuto dubbi. Strutturalmente il rosso era il più adeguato al contesto seppure con qualche miglioria da apportare. Nella terza versione, approvata dalla conferenza dei servizi lo scorso novembre, era stato alleggerito. Le balaustre erano state abbassate, da 2,30 metri a 1,10, in modo da consentire ai pedoni di guardare fuori e il colore ipotizzato era stato il bianco.
Non convinceva ancora del tutto il sindaco Mangialardi. Troppo moderno e freddo. Il primo cittadino lo voleva quanto più simile a quello attuale che verrà quindi demolito. La Soprintendenza, autorizzato l’abbattimento, ha imposto come prescrizione che venissero recuperate le balaustre lasciandogli un’impronta storica. «È la soluzione migliore – aggiunge il professor Sgarbi – ha la mia approvazione. Viene così recuperato l’aspetto del ponte fascista, perché è di quell’epoca, adattandolo alle esigenze attuali. Sono inoltre contento che sia stato accolto anche il mio suggerimento. Chiamerò il sindaco per congratularmi e poi verrò a Senigallia, non appena sarà ultimato, per vedere il risultato finale».
Vittorio Sgarbi ha visionato martedì sera l’ultimo progetto insieme a Giovanni Malagò, presidente del Coni che si trovava in sua compagnia. Gli ha mostrato anche le precedenti opzioni. «Premesso che non me ne intendo perché mi occupo d’altro – dichiara Malagò – anch’io sono d’accordo sul fatto che l’ultima versione sia la migliore. Mi sembra un bel ponte». Dalle fessure delle balaustre, che oggi sono aperte, si vede l’anima in acciaio del futuro cavalcavia. Indispensabile per mantenere salda la struttura che non poggerà più su due piloni ma sarà a campata unica. Questa sua peculiarità ha permesso di realizzare l’opera con fondi regionali, inserendola in un pacchetto di interventi per mitigare il rischio idraulico.
La scomparsa delle pile in alveo renderà più scorrevole la piena del Misa consentendole di raggiungere il mare in tutta sicurezza. Diminuirà così il pericolo di allagamento del centro storico aumentando la portata del fiume. In questi mesi però si è discusso molto dell’aspetto della struttura. I più hanno sostenuto soluzioni poco impattanti e che rispettassero il contesto storico in cui si trova. Alla fine ha prevalso questa linea, imposta anche dalla Soprintendenza con il benestare di un esperto del calibro di Vittorio Sgarbi. Ora resta da definire la tempistica di realizzazione dell’intervento. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico