Uccisi dal treno in corsa, Claudio era scappato dopo una lite. L'abbraccio mancato con il padre: «Cercava di afferrarlo sui binari»

Stefano e Claudio Pannacci, padre e figlio travolti e uccisi da un treno a Senigallia
SENIGALLIA - Sarebbe stato il rifiuto di ricoverarsi in una clinica a Siena a far scattare in Claudio Pannacci, affetto da una forte depressione, il desiderio di farla finita. Lui...

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SENIGALLIA - Sarebbe stato il rifiuto di ricoverarsi in una clinica a Siena a far scattare in Claudio Pannacci, affetto da una forte depressione, il desiderio di farla finita. Lui voleva tornare a Perugia con la fidanzata che l’avrebbe raggiunto. Non hanno più dubbi gli inquirenti sul fatto che si sia trattato di un gesto volontario, quello di salire l’altra sera sui binari.

 

Il papà Stefano ha provato fino all’ultimo a tirarlo via, ma entrambi sono stati straziati da un treno merci in transito. Sarebbero dovuti partire ieri. Padre, madre e figlio si trovavano nell’appartamento al primo piano di un condominio al civico 142 del lungomare Mameli, alla Cesanella. 


Era la casa delle vacanze, di proprietà della madre, dove fin da bambino insieme alla sorella, che non era presente, Claudio era solito trascorrere le ferie estive. Con lui in casa c’era la mamma Gloria e il padre Stefano, entrambi insegnanti. I genitori erano separati da anni ma comunque in ottimi rapporti. Claudio era residente con la mamma a Perugia mentre il padre viveva a Valfabbrica. «Erano tornati dalla spiaggia verso le 19.30 – racconta un vicino di casa – un pomeriggio tranquillo. Poco prima delle 21 abbiamo sentito urlare, tutti e tre sono scesi di sotto. Poi quel fischio del treno che non dimenticherò mai». Claudio urlava “No”, “Basta”, “Non ce la faccio più” e il padre dietro che gli chiedeva di aspettare, di fermarsi. Il 26enne però ha scavalcato un muretto per raggiungere i binari. Era un ragazzo agile e atletico. Il padre, 63 anni a settembre, ha avuto più difficoltà. Ha cercato di allungare il braccio per afferrarlo ma non c’è arrivato. E’ rimasto a lato dei binari ma è stato lui il primo ad essere colpito, risucchiato dal treno in transito. E’ stato trovato a pochi metri di distanza. Claudio, che correva verso il treno merci, diretto a sud, è stato invece travolto in pieno. Il suo corpo straziato è stato trascinato fino al sottopasso di via Goldoni. 


La madre li ha rincorsi assistendo impotente alla scena. E’ anche svenuta dal dolore. Quando si è ripresa è stata portata in ospedale dove ieri mattina è stata dimessa. I vicini dicono sia andata da una parente in un comune limitrofo. I tre avevano trascorso un tranquillo pomeriggio al mare, nessuno aveva visto Claudio in piedi sugli scogli come era circolata voce sui social. Nemmeno il bagnino dalla torretta, presente nella spiaggia libera che frequentavano. Nulla faceva presagire la tragedia che poche ore più tardi si è consumata. «Sono rimasti sempre in spiaggia – racconta un’amica della madre –. Erano tranquilli, certo Claudio un po’ taciturno ma come sempre. La mamma mi aveva raccontato di aver trovato una clinica a Siena e che sarebbero partiti per fare una visita. Lui voleva invece rientrare a Perugia con la fidanzata che l’avrebbe raggiunto». 


Stava seguendo un corso all’Università in Svezia quando i genitori l’hanno riportato in Italia perché era stato male. Anche a Perugia aveva avuto problemi prima di arrivare a Senigallia. «Era stato Claudio a chiedere alla madre di far venire il padre – racconta l’amica – lui li aveva raggiunti da pochi giorni». Il pm Rosario Lionello ha aperto un fascicolo per atti che non costituiscono reato. Non è stata disposta l’autopsia. «Quanto accaduto è un tragico evento – dice il vicesindaco Riccardo Pizzi a nome della comunità –, esprimiamo cordiglio e vicinanza ai familiari, parenti e amici delle vittime». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico