Ucciso dal padre, il grido disperato della mamma: «Fatemi vedere Alfredo. Perché gli ha sparato?»

Senigallia, il grido disperato della mamma: «Fatemi vedere Alfredo. Perchè gli hanno sparato?»
SENIGALLIA - «Quello è mio figlio, fatemelo vedere!». Le grida disperate della mamma di Alfredo Paquini piombano sulla scena del crimine come una tragica...

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SENIGALLIA - «Quello è mio figlio, fatemelo vedere!». Le grida disperate della mamma di Alfredo Paquini piombano sulla scena del crimine come una tragica colonna sonora. Sono le 20 ed è già buio quando la donna, trattenuta a stento dal compagno, supera la barriera dei carabinieri ed entra nella casa dell’orrore.

Ne uscirà poco dopo, in lacrime. «Perché gli ha sparato?», singhiozza senza darsi pace, mentre viene portata in auto e invitata a prendere un farmaco calmante. «Quello è mio figlio, io voglio andare da lui», continua a struggersi, mentre il furgone delle onoranze funebri Mantoni sopraggiunge per occuparsi del drammatico recupero del corpo del 26enne.

 

«Perché l’hanno ucciso?» ripete ossessivamente la donna d’origine peruviana, la prima delle tre compagne avute da Loris, il papà-killer. La risposta arriverà dalle indagini dei carabinieri. 

Le testimonianze 

Tutti hanno sete di verità, qui a Roncitelli. I vicini sapevano che tra padre e figlio non correva buon sangue. Ma nessuno immaginava che si sarebbe arrivati a tanto. Una residente è passata davanti al casolare dell’orrore appena prima che si consumasse il dramma. «Erano circa le 17,30, ho visto il signor Loris entrare con l’auto nel passo e il figlio prendere a calci la portiera - racconta -. Era agitato, urlava. Ma non potevo fermarmi e ho proseguito verso casa». Pochi attimi, poi un colpo di pistola, avvertito distintamente dai vicini che vivono nell’abitazione accanto, distante una cinquantina di metri. «Da anni va avanti questa storia, in passato litigavano sempre - raccontano -. Ogni tanto vedevamo arrivare la polizia, i carabinieri e le ambulanze. Quello tra Loris e Alfredo era un rapporto burrascoso. Una volta hanno portato via il ragazzo a forza, dopo che si era chiuso in casa e aveva perso la testa». I vicini, però, riferiscono che negli ultimi mesi la situazione era più tranquilla. «Effettivamente filava tutto liscio - raccontano -. Sì, Alfredo era sempre un po’ strano, ma usciva a passeggiare, gli amici lo venivano a trovare. Fino a che attorno alle 17,30 abbiamo sentito quelle urla e ci siamo detti: ecco, ricominciano». Ma stavolta il litigio è finito nel sangue. «Abbiamo sentito urlare: “Vai via, ti spacco la testa”, poi un colpo - continuano i vicini - ma lì per lì pensavamo che qualcuno stesse tagliando la legna. Abbiamo udito anche una donna, probabilmente la compagna di Loris, gridare: “Aiuto, chiama l’ambulanza!”. Non immaginavamo che fosse un colpo di pistola: l’abbiamo capito solo quando è arrivato l’elicottero del 118». 

 

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Corriere Adriatico