SENIGALLIA - Ristoratori multati per i menù che è obbligatorio esporre all’esterno. Chi lo espone sul vetro deve pagare la tassa per la pubblicità e chi...
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Continua Codadamo: «Premetto che pago già 360 euro per le insegne e 1.500 euro per l’occupazione del suolo pubblico. Gli ombrelloni hanno il marchio della birra e mai nessuno mi ha chiesto di pagare la pubblicità». Una situazione comune, a molti è accaduta la stessa cosa. Ciò che fa rabbia è il dover pagare per qualcosa che impone la legge: il menù obbligatorio da esporre. Una vicenda che si protrae da alcuni mesi, da quando gli ispettori dell’Abaco, a cui il Comune ha affidato la riscossione di alcuni tributi, hanno effettuato dei controlli, prendendo le misure per sanzionare i ristoratori. I verbali sono arrivati, come annunciato. Confcommercio sta cercando di mediare con il Comune e Abaco, con cui ha aperto un tavolo di confronto.
«È una questione spigolosa – interviene Giacomo Bramucci, presidente di Confcommercio -. Un’interpretazione molto espansiva del testo unico sul commercio, che obbliga l’esercente a rendere decifrabile già da fuori che tipologia di locale e di prezzi il cliente deve aspettarsi prima di entrare. La contestazione punisce questa esposizione esterna considerandola una pubblicità. Anche i vertici della Federazione italiana pubblici esercizi Confcommercio stanno valutando la situazione per ponderare una risposta alla scrupolosa solerzia dell’Abaco». L’associazione di categoria ha già avviato un confronto per capire se sia giusto far pagare la pubblicità su un’esposizione che i ristoratori sono obbligati a fare.
«Si è avviato un fitto scambio di pareri, richieste e segnalazioni che coinvolgono la struttura tecnica Confcommercio, Abaco, l’Amministrazione comunale e gli organi istituzionali di controllo – aggiunge -. Dobbiamo arrivare ad un chiarimento definitivo entro la fine di gennaio. Siamo sicuri che sia solo una divergenza di interpretazioni della norma e lavoriamo costantemente perché questa non possa danneggiare i nostri associati. E’ un serrato confronto sulla giusta interpretazione delle leggi, nell’interesse di tutti per capire se le richieste siano legittime. E’ forse sull’approccio politico alla gestione della riscossione – conclude - dove invece potremmo discutere e confrontarci». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico