Una vita da social ​contro il cyberbullismo

Luca Pagliari
SENIGALLIA - Fa tappa domani a Senigallia "Like-Storie di vita on...

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SENIGALLIA - Fa tappa domani a Senigallia "Like-Storie di vita on line", il format giornalistico-teatrale sul cyberbullismo che prende spunto dalla storia di Andrea Spezzacatena, il quattordicenne di Roma che il 20 novembre 2012 si è tolto la vita, dopo essere stato attaccato sui social. Partito da Cagliari il 26 febbraio, dopo Ravenna e Milano, "Like" arriva nelle Marche, nell'ambito della campagna educativa itinerante di «Una vita da social», cui partecipa anche la Polizia di Stato. Per la sua chiave comunicativa originale e la sua forza emotiva, il format ha avuto grande successo fra gli studenti. «Sono orgoglioso - dice il giornalista Luca Pagliari, ideatore e conduttore dell'incontro - di portare questa campagna nazionale nella mia città. Tra l'altro le immagini con cui ho ricostruito parte della storia le abbiamo girate quasi interamente a Senigallia. I ragazzi del Liceo Scientifico 'Medì mi avevano chiesto di partecipare alla loro assemblea, mi è quindi sembrato bello sfruttare l'occasione per realizzare la tappa di 'Like-Storie di vita onlinè». Il format «non lancia accuse e non intende processare alcuno; è impossibile stabilire quale peso abbiano avuto le frasi terribili trovate su varie chat, sulla scelta compiuta da Andrea. La nuda cronaca offre però spunto per avviare importanti considerazioni sul peso delle parole, sul loro valore e sulla loro potenza. Sulle nostre responsabilità, sul senso profondo della diversità». In occasione dello spettacolo, Baci Perugina coinvolgerà gli studenti facendoli diventare interpreti di frasi che contengano un messaggio d'amore, cartigli virtuali da far vivere sui social network. Per Cinzia Grucci, dirigente del Compartimento di Polizia Postale e delle Comunicazioni per le Marche, l'iniziativa punta a far riflettere su «quanto siano dirompenti per chi li subisce i comportamenti di prevaricazione e violenza sulla rete e non solo». Paradossalmente, osserva l'esperta, «il vero pericolo non è costituito da chi agisce (il bullo) ma dai soggetti terzi, ovvero persone che 'non agisconò direttamente e tuttavia, con la loro condotta omissiva, creano il substrato omertoso che rende efficace l'azione del bullo».
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Corriere Adriatico