SENIGALLIA - «Il governo considera mio figlio, come tutti i disabili, un inutile rottame, e ci ha abbandonato». Sono le dure parole di un padre arrabbiato. Il...
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Edoardo ha una forma non grave di autismo. Non soffre di ritardo mentale e gli stimoli che arrivano dagli insegnamenti sono fondamentali per lui. Ha grandi possibilità di miglioramento e progressione che potrebbero e dovrebbero essere sfruttate. Ecco perché il padre si appella al ministro Azzolina, consapevole che in Italia ci sono altre famiglie come la sua con le stesse difficoltà.
«Capisco la chiusura delle scuole nella fase di emergenza – prosegue -, non comprendo però perché in questa seconda fase non si consenta a mio figlio di andare a scuola per vedere di persona le maestre anziché interagire con loro solo tramite il computer. Chiedo che per queste situazioni vengano riaperte le scuole». C’è anche un’altra soluzione. «Il Comune ha ripristinato l’assistenza domiciliare – spiega – tra l’altro si tratta della stessa operatrice che affianca la maestra di sostegno di solito a scuola e che già ha ripreso ad erogare le ore di assistenza domiciliare e scolastica. Con tutte le precauzioni viene in casa. Allora mi chiedo perché il Comune può farlo ma il Governo no? Se non è possibile riaprire la scuola non si può consentire alle maestre di venire a casa? Ci tengo a precisare che sono tutte dolcissime e disponibili. Il problema è del Governo. Possibile mai che tra i 450 consulenti, chiamati a gestire la situazione, nemmeno ad uno sia venuto in mente di non abbandonare le famiglie con figli disabili e di trovare una soluzione per loro?».
Tra l’altro questa famiglia riceve dall’Inps per la disabilità del figlio 275 euro al mese e ne spende 400 per l’assistenza domiciliare, concessa in base all’Isee. Roberto Becchetti non ne fa ora una questione di soldi ma chiede che al figlio venga assicurato il diritto all’apprendimento. «Non mi resta che ringraziare il governo per la nullità di provvedimenti messi in campo per aiutare i soggetti autistici, come mio figlio, nell’apprendimento – conclude -. Esclusa la buona volontà delle sue maestre, di sostegno e non, che però hanno le mani legate, nessuno dà loro il permesso per lezioni vere, dal vivo, siamo stati abbandonati. Noi genitori, più frustrati di loro, non riusciamo ad insegnare, magari dovendo pure tentare di lavorare, perché non abbiamo metodo». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico