«Fate presto, venite. C’è un cadavere sotto il ponte». Ma era un clochard che dormiva

«Fate presto, venite. C’è un cadavere sotto il ponte». Ma era un clochard che dormiva
SENIGALLIA - «C’è un cadavere sotto ponte Zavatti», ma era solo un clochard che stava dormendo. Molte le segnalazioni domenica sera verso le 20....

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SENIGALLIA - «C’è un cadavere sotto ponte Zavatti», ma era solo un clochard che stava dormendo. Molte le segnalazioni domenica sera verso le 20. C’è chi si è limitato a segnalare il caso inutilmente sui social, dando quell’uomo per spacciato, e chi invece ha pensato bene di avvisare la polizia locale che sul posto ha inviato subito una pattuglia.

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L’uomo era supino a terra. Da lontano in effetti i passanti potevano anche non sapere che stesse solo dormendo. Una volta che i vigili urbani si sono avvicinati l’hanno svegliato. 
È stato identificato. Era un personaggio già noto. Un signore ucraino che lo scorso mese di gennaio viveva nella fermata dell’autobus proprio in fondo alla discesa di ponte Zavatti. La sua presenza lì, con il freddo di quelle giornate, aveva mobilitato i senigalliesi. C’era chi gli portava da mangiare, chi coperte, sacco a pelo e anche vestiti pesanti. Alla fine con un’operazione congiunta tra Caritas e servizi sociali comunali era stato convinto ad andare nel centro di accoglienza. Adesso è di nuovo all’aperto, sotto un ponte.


È stato notato dalla gente che aveva parcheggiato vicino al negozio di prodotti biologici che si trova proprio di fianco al ponte. La polizia locale ha contattato i servizi sociali e iniziato a lungo una trattativa che non ha portato ai risultati sperati. Lui vuole stare all’aria aperta e vivere alla giornata. Non è tornato alla fermata per non dare nell’occhio. Ha cercato un posto un po’ più riservato dove ugualmente ha attirato l’attenzione. Così però non è stato trattandosi oltretutto di uno dei quartieri più frequentati della città, essendo nel pieno della zona commerciale, vicino al Campus scolastico. Non sempre è facile aiutare chi non vuole essere aiutato. Servizi sociali e Caritas non si arrenderanno e sicuramente troveranno il modo di convincerlo a tornare da loro per intraprendere un percorso di reinserimento. Al momento lui ha chiesto solo di essere lasciato in pace visto che non dà fastidio a nessuno Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico