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SENIGALLIA - Riaperto il reparto Covid nell’ospedale di Senigallia, dove è stato attivato il piano pandemico. Per farlo è stato necessario bloccare l’attività chirurgica non urgente per reperire il personale da dirottare nella covideria. Attualmente quindi sono stati attivati i primi 14 dei 31 posti letto nell’ex Ortopedia, di cui 5 semintensivi e il resto ordinari.
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L’attività chirurgica non urgente è stata fermata in tutta l’Area vasta 2, quindi anche a Jesi e Fabriano. A Jesi inoltre è stata attivata la prima fase del piano pandemico mentre a Senigallia metà della prima fase non essendoci personale infermieristico disponibile.
Gli accessi al pronto soccorso di pazienti positivi sono infatti più veloci del reclutamento del personale che sta comunque avvenendo. Fabriano resterà covid free. I piani pandemici sono stati presentati a settembre e in ragione delle difficoltà riscontrate da alcuni giorni nel centralizzare i positivi a Torrette, Marche Nord e Fermo, sono state attivate le prime fasi del piano per gestire i positivi, alcuni dei quali a Senigallia arrivano da Fabriano.
«Considerato l’andamento epidemiologico e la conseguente attivazione, solo in forma parziale, del piano pandemico di Jesi e Senigallia - spiega la dottoressa Stefania Mancinelli, direttore della direzione medica dell’Area Vasta 2 nel documento che autorizza la riduzione dell’attività operatoria - e alla luce della carenza di personale del comparto si rende necessario adottare urgenti misure riorganizzative per poter garantire quanto previsto dal piano pandemico dell’Area Vasta 2. In particolare si chiede di attivarsi urgentemente per sospendere le attività chirurgiche ambulatoriali e in day surgery ad eccezione degli interventi in classe A oncologici e non procrastinabili».
Questo il provvedimento assunto per i tre ospedali di Senigallia, Jesi e Fabriano «per permettere di ridurre l’afflusso dell’utenza esterna - prosegue - e di recuperare risorse umane da dedicare alla gestione dell’emergenza covid».
Una soluzione al momento adottata per quindici giorni per poi valutare successivamente la situazione e rimodulare le decisioni sulla scorta dell’andamento epidemiologico.
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Corriere Adriatico