Alluvione, la Procura ha chiuso l’indagine Ci sono otto richieste di rinvio a giudizio

Alluvione, la Procura ha chiuso l’indagine Ci sono otto richieste di rinvio a giudizio
SENIGALLIA - Per l’alluvione del 3 maggio 2014 archiviata la posizione di tre indagati e formulate le richieste di rinvio a giudizio per altri otto. Venerdì la...

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SENIGALLIA - Per l’alluvione del 3 maggio 2014 archiviata la posizione di tre indagati e formulate le richieste di rinvio a giudizio per altri otto. Venerdì la Procura ha notificato, tramite la posta certificata, agli avvocati delle parti interessate gli atti integrativi alle indagini ormai definitivamente chiuse.


Da quel giorno avrebbero potuto verificare come il pool di magistrati, guidati da Irene Bilotta, aveva deciso di procedere nei confronti dei loro assistiti. Solo ieri però alcuni legali hanno potuto accedere a questa informazione e a tutte le prove in possesso della Procura. Per l’accusa quindi ci sono elementi sufficienti per mandare a processo il sindaco Maurizio Mangialadi, il suo predecessore Luana Angeloni, il dirigente dell’Area tecnica Gianni Roccato e il comandante della polizia municipale Flavio Brunaccioni, a capo della protezione civile all’epoca dei fatti. Per il Comune si tratta di loro quattro. Confermate le accuse anche per Massimo Sbriscia ex dirigente della Provincia di Ancona, per Mario Smargiasso direttore dell’Autorità di Bacino, per l’ingegnere Alessandro Mancinelli consulente del Comune nella fase di riperimetrazione del Pai, per Libero Principi dirigente della Regione. A vario titolo sono stati contestati i reati di disastro colposo e omicidio colposi, morte e lesioni in conseguenza di altro reato, inondazione colposa, abuso d’ufficio e omissione di atti d’ufficio.

È stata invece stralciata la posizione di Marcello Principi dirigente dell’Autorità di Bacino, Roberto Renzi ex dirigente della Provincia e Fabio Gagliardi allora incaricato del piano di protezione civile della Provincia. Il loro ruolo per l’alluvione del 3 maggio è risultato marginale e in fase difensiva, dopo le indagini preliminari, hanno dimostrato di non avere una responsabilità diretta sull’accaduto. Ora si attende che venga fissata l’udienza preliminare in cui sarà il giudice a decidere sulle sorti degli otto indagati stabilendo se gli elementi in possesso della Procura siano sufficienti ad avviare un processo. Le indagini, durate oltre tre anni, sono dirette dal 2015 da un pool di magistrati composto dai sostituti procuratori Irene Bilotta, Rosario Lionello e Ruggiero Di Cuonzo. A svolgerle i carabinieri forestali. Gli inquirenti hanno esaminato oltre 30.000 pagine, escusso 118 testimoni, analizzato tabulati telefonici e visionato ore di immagini registrate dagli elicotteri delle forze dell’ordine e dalle telecamere di sorveglianza nel corso dell’emergenza. 


Secondo la Procura non era pronto il Comune di Senigallia a fronteggiare un’alluvione come quella del 3 maggio 2014 che provocò tre morti e inondò circa 5.000 abitazioni. Colpa, secondo quanto emerso dalle indagini, anche di un piano di protezione civile reso lacunoso del restringimento del Piano di assetto idrogeologico deciso nel 2004. Il piano prevedeva inoltre che alla soglia d’allarme suonassero le sirene, ma i dispositivi sonori, a quanto pare, non erano stati predisposti. Nel mirino degli inquirenti anche il Piano di assetto idrogeologico ed il Percorri Misa.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico