Addio al clochard che nessuno voleva: contro di lui hanno appiccato un rogo

Addio al clochard che nessuno voleva: contro di lui hanno appiccato un rogo: aveva 63 anni
SENIGALLIA  - È morto Yao, il 63enne clochard della Costa D’Avorio. Molti lo ricordano perché andava in giro spingendo un carrello ed indossando spesso...

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SENIGALLIA  - È morto Yao, il 63enne clochard della Costa D’Avorio. Molti lo ricordano perché andava in giro spingendo un carrello ed indossando spesso una maglia del Milan. Un uomo invisibile arrivato da chissà dove a Senigallia. Qui però in molti si sono accorti di lui, di quel disagio che lo portava ad errare per le vie della città, raccattando ciò che trovava per metterlo nel carrello. Reagiva male a chi lo scherniva o lo guardava con sospetto. A volte è dovuta intervenire la polizia per calmarlo. La sua diffidenza sfociava spesso in rabbia. 


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È arrivato a Senigallia nel 2018. Si è posto inizialmente con modi aggressivi, probabilmente solo una reazione avendone viste chissà quante. Ben presto però ha smesso di essere il barbone del Milan, quello con il carrello. I servizi sociali si sono presi cura di lui. Non era un senigalliese, dettaglio però trascurabile. Gli hanno assegnato una casa popolare per toglierlo dalla strada. Il suo modo compulsivo di accumulare rifiuti non l’ha reso subito simpatico al vicinato e molti ricorderanno il rogo sul pianerottolo, avvenuto a fine settembre nel condominio di via Kant. Un incendio doloso, rimasto impunito, dove sono andati a fuoco il suo inseparabile carrello e altri scarti accumulati. Lui non c’era. Era in ospedale, malato. Martedì sera dopo mesi di lotte è morto. Un uomo invisibile, il cui passato è rimasto sconosciuto a tutti, prima di arrivare a Senigallia. Qui ha trovato chi gli ha ridato dignità. 


Ha teso una mano per strapparlo dalla strada anche se la battaglia più importante, quella contro la malattia, non è riuscito a vincerla. Non era più solo però. Una comunità si è fatta carico di lui e continua a farlo. In queste ore anche il centro islamico sta provvedendo a raccogliere i fondi per partecipare alle spese necessarie al suo rimpatrio. Per offrirgli una degna sepoltura nella sua terra. «Purtroppo Yao è morto martedì sera – racconta Rachid Ouqqass, segretario del centro islamico –, ci siamo attivati per reperire i fondi necessari a sostenere le spese di rimpatrio, perché è giusto che il feretro torni in Costa d’Avorio». I servizi sociali del Comune stanno collaborando al rimpatrio della salma che potrà avvenire a giorni, non appena espletate tutte le pratiche. La sua famiglia in Costa d’Avorio è troppo povera per potersene fare carico. Era arrivato in Italia, come tanti, in cerca di fortuna. A Senigallia ha trovato umanità e il calore di una comunità che l’ha accolto. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico