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ANCONA - Emilio Vincioni è un papà che non si arrende. Da anni sta lottando per riuscire ad esercitare il ruolo di genitore, ma soprattutto per stare il più vicino possibile alla figlia, per crescerla e per fare in modo che anche i nonni paterni possano godersi la sua unica nipotina.
Madre condannata per sottrazione di minore, la battaglia di Emilio Vincioni che rivuole sua figlia
Il 18 gennaio il Tribunale di Ancona ha condannato la madre della bambina che oggi ha 7 anni, a «due anni di reclusione e due anni di sospensione della responsabilità genitoriale per sottrazione internazionale e trattenimento di minore all'estero». Il problema è che madre e figlia vivono in Grecia dal 2016, quando Emilio Vincioni - di Sassoferrato - concesse alla moglie greca di partorire la bambina nella sua terra natale. Sarebbero dovute stare il tempo necessario per la nascita e invece non sono più rientrate nelle Marche.
Da quel momento in poi, il signor Vincioni ha vissuto nell'inferno. Il consigliere regionale dei Civici Marche, Giacomo Rossi, da tempo si occupa della vicenda e sottolinea che «questa ci fa ben sperare affinché si arrivi ad una veloce e positiva soluzione». Rossi si era fatto promotore di una mozione, approvata all'unanimità nel 2021, che chiedeva alla Regione Marche di attivarsi presso tutti i canali istituzionali e diplomatici ed ha chiesto anche un incontro al ministro degli Esteri Tajani.
«L'approvazione della mozione in Consiglio regionale - spiega il consigliere regionale - ha avuto l'impatto che speravamo e ora confidiamo che anche la Magistratura ellenica tenga conto di questa sentenza, che fa seguito all'addebito in ambito civile della separazione in capo all'ex coniuge del signor Vincioni per l'indebito trattenimento in Grecia dopo il parto, affinché sia il nostro corregionale che la propria figlia possano legalmente e soprattutto pienamente esercitare i propri diritti».
Perché Emilio Vincioni non chiede nient'altro che poter esercitare legittimamente il ruolo di padre e che gli venga concessa «la possibilità di poter crescere la figlia (art. 30 Costituzione), che ha quasi sette anni - sottolinea Rossi -, vederla senza restrizioni e non solo recandosi in Grecia, ma anche e soprattutto portandola in Italia per periodi congrui, dando la possibilità anche ai nonni e a tutto il ramo parentale paterno di godersi la loro unica nipotina che non parla ancora italiano, fermo restando che il nostro concittadino sta lottando per il rimpatrio in Italia della figlioletta in sede Corte Suprema ellenica».
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