I Salesiani, San Domenico e tutte le altre. Chiese chiuse ad Ancona, fedeli sfrattati per la messa

I Salesiani, San Domenico e tutte le altre. Chiese chiuse ad Ancona, fedeli sfrattati per la messa
ANCONA - Work in progress nelle chiese, che però restano tutte chiuse. E i fedeli, sfrattati, devono cercare alternative per la Messa: soluzioni temporanee o altre...

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ANCONA - Work in progress nelle chiese, che però restano tutte chiuse. E i fedeli, sfrattati, devono cercare alternative per la Messa: soluzioni temporanee o altre parrocchie. Gli edifici sacri di Ancona, toccati duro dal terremoto del 9 novembre scorso, sono stati tolti al culto dei fedeli a causa di danni, in alcuni casi non strutturali, ma comunque importanti. C’è bisogno di interventi complicati per riaprire le porte. 

 
«In generale – afferma l’Arcivescovo Angelo Spina – i luoghi di culto che necessitano di alcuni interventi e quindi fino a che non verrà effettuato questo ripristino rimarranno chiuse in quanto non agibili per problemi di sicurezza pubblica. La burocrazia va avanti e speriamo che presto queste chiese possano ritornare nella piena disponibilità della gente e dei loro parroci che ovviamente continuano ad operare ma con evidenti difficoltà logistiche». 


La lista


Nello specifico le chiese chiuse ad Ancona sono quella della Sacra Famiglia dei Salesiani di corso Carlo Alberto, di san Domenico in piazza del Plebiscito, del Sacramento, degli Scalzi, dei Cappuccini di via Fermo e la chiesetta di Posatora. La situazione più complicata sembra essere quella dei Salesiani che – racconta il parroco don Gianfranco – ha subito seri danni, alcuni anche strutturali. «Siamo ancora in attesa dei preventivi riguardanti il tipo di intervento e ripristino, di concerto con la Diocesi, ma purtroppo penso che siamo ancora lontani dalla riapertura anche perché oltre alla messa in sicurezza, ci sono danni strutturali. Sicuramente la chiesa rimarrà inagibile per parecchio tempo. In ogni caso – conclude – continuiamo l’attività liturgica nel salone Margherita, adiacente la chiesa, e l’attività dell’oratorio che non ha subito danni ed è agibile».


L’altro caso 


E veniamo a san Domenico. «I tecnici sono intervenuti – afferma padre Antonio Olmi, superiore del convento dei Domenicani -ed è stata ipotizzata una soluzione temporanea, in attesa che vengano effettuati lavori più importanti che erano stati preventivati anche prima dell’ultima scossa di terremoto. Ora si tratta di attendere i tempi del Comune, che ha la proprietà della chiesa. Speriamo in tempi brevi di poter riaprire quello che non è solo un luogo di culto ma anche un patrimonio architettonico dell’intera città che viene visitata da diversi turisti vista la sua storia e la sua posizione. Aprire per Pasqua? Magari, speriamo sia così». 
Chiusa anche la chiesa dei Cappuccini di via Fermo. Edificio sacro di proprietà dei Cappuccini delle Marche che, sembra, abbiano un’assicurazione contro il terremoto. In questo caso bisognerà vedere se l’eventuale rimborso riesca a coprire le spese per gli interventi da fare, sempre che l’Ordine voglia realizzarli, in quanto la parrocchia della Grazie, su cui di fatto cade la competenza liturgica, non ha certamente i fondi per mettere in sicurezza una chiesa che non è di sua proprietà. 


Infine rimangono chiuse, in attesa di interventi di ripristino, sia la chiesa del Sacramento di piazza Kennedy, che la chiesa degli Scalzi in piazza del Senato e la storica chiesetta di Posatora, eretta, come dice la tradizione, nel luogo in cui gli angeli si fermarono con la casetta della Madonna prima di arrivare a Loreto. 

 

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Corriere Adriatico