FABRIANO - Muti davanti al giudice. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere i due uomini arrestati la settimana scorsa dai carabinieri di Fabriano perché...
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In un primo momento, in aula è comparso il 72enne, ex rappresentante di commercio gravitante nel mondo della fotografia. L’uomo, difeso dall’avvocato Enrico Carmenati, ha scelto di non rispondere alle domande del giudice. «Una decisione – ha detto il legale – che risponde alla necessità di approfondire la questione e le accuse mosse dalla procura. Il mio assistito è comunque tranquillo». Possibile, da parte della difesa, il ricorso al Riesame per cercare di annullare la misura cautelare firmata dal gip oppure chiedere una misura meno afflittiva dei domiciliari. Per quanto riguarda le contestazioni, quelle attribuite al 72enne vanno dalla produzione e diffusione di materiale pedopornografico all’induzione alla prostituzione minorile. L’uomo, che secondo la magistratura avrebbe agganciato alcune ragazzine utilizzando soprattutto whatsapp, è sotto inchiesta dall’estate 2017. Stessa situazione per il 35enne maceratese, di professione fotografo e accompagnato ieri in tribunale dall’avvocato Manuel Formica. Le accuse per l’indagato sono di produzione di materiale pedopornografico e violenza sessuale aggravata dalla condizione di inferiorità indotta dall’abuso di sostanze alcoliche. In quest’ultima contestazione, la procura conta due vittime di 17 anni.
Stando a quanto raccolto dai carabinieri, sarebbero state abusate dal 35enne in preda ai fumi dell’alcool. Il maceratese, come il 72enne, ha deciso di non parlare durante l’interrogatorio. L’inchiesta, che tira in ballo altre cinque indagati, è partita nell’estate di due anni fa grazie alla segnalazione di una coppia di genitori residenti a qualche chilometro di distanza da Fabriano. Si erano insospettiti dal comportamento della figlia minorenne. Stava sempre attaccata al proprio smartphone, intenta a chattare, e aveva disponibilità improvvisa di contanti, pur non avendo mai neanche svolto dei lavoretti saltuari. I dubbi hanno portato i genitori della ragazzina a rivolgersi agli investigatori. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico