«Pianesi non lasciò morire sua moglie» La perizia assolve il guru dall’omicidio

«Pianesi non lasciò morire sua moglie» La perizia assolve il guru dall’omicidio
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ANCONA - L’iter medico è stato seguito senza alcun tipo di negligenza. E la dieta macrobiotica non avrebbe avuto nulla a che fare con le cause della morte. Sono le risultanze della perizia fatta eseguire dal gip Sonia Piermartini sulla storia clinica di Gabriella Monti, spirata il 22 settembre 2001 al Lancisi per una patologia cardiaca. All’epoca, la donna – morta a 43 anni - era sposata con Mario Pianesi, il guru della macrobiotica finito nella primavera del 2018 al centro di una maxi inchiesta della procura dorica e divisa in due filoni. 


 

Uno, quello in cui è indagato per l’omicidio volontario della moglie, riguarda proprio l’oggetto dell’incidente probatorio avvenuto ieri mattina al primo piano del tribunale dove si è ascoltato l’esito della relazione tecnica redatta dal medico legale Cristian D’Ovidio, perito del giudice chiamato a capire se la morte della donna potesse essere legata in qualche modo a negligenze indotte da Pianesi, come ipotizzato dalla procura. Secondo la ricostruzione accusatoria, infatti, sarebbe stata la somma derivata da una rigida alimentazione macrobiotica e il rifiuto della medicina tradizionale a far precipitare il quadro clinico della donna, già provata da un ictus subito nel 1997. La relazione del perito, invece, ha mostrato come la Monti aveva seguito in maniera costante l’iter per tenere sotto controllo la patologia cardiaca (stenosi mitralica) emersa durante il ricovero per l’ictus. 

I medici le avevano paventato l’ipotesi di un intervento chirurgico per cercare di arginare il problema al cuore, ma lei stessa aveva rifiutato di andare sotto i ferri. D’altronde, è emerso come un’eventuale operazione non le avrebbe potuto garantire per certo di vivere più a lungo. Le cartelle cliniche, inoltre, hanno mostrato regolari visite della donna passate da un cardiologo. Le testimonianze raccolte dalla pubblica accusa, invece, la Monti era stata indotta a saltare gli accertamenti diagnostici prescritti, venendo confinata in casa e controllata a vista da alcune adepte della cosiddetta “psicosetta macrobiotica”, come ribattezzata dagli investigatori. L’ipotesi dell’accusa puntava anche il dito sul tipo di alimentazione seguita dalla donna, a base di cereali. Non c’è nesso, però, tra lo stile di vita della Monti e il suo decesso. Ieri, in aula, era presente anche il consulente della difesa, il medico legale Mariano Cingolani. Con la perizia che ha escluso per il decesso responsabilità di terzi, è possibile che la procura archivi l’accusa di omicidio.


È ancora aperto l’altro fascicolo, dove Pianesi è indagato con la seconda moglie Loredana Volpi e due ex collaboratori dell’associazione Un Punto Macrobiotico: Giovanni Bargnesi e Karl Xaver Wolfgruber. Secondo le accuse, il gruppo (a vario titolo sono formulate ipotesi di reato come l’associazione a delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù, maltrattamenti, lesioni colpose ed evasione fiscale) avrebbe indotto gli adepti a seguire rigide diete macrobiotiche e a rinunciare alla medicina tradizionale per curare anche gravissime patologie. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico