«Papà mi palpeggiava sotto le coperte». I giudici sul caso di Senigallia: «Nessun abuso». Lo assolvono

«Papà mi palpeggiava sotto le coperte». I giudici sul caso di Senigallia: «Nessun abuso». Lo assolvono
SENIGALLIA L’incubo è durato un anno e mezzo, il tempo trascorso tra la denuncia sporta dalla moglie e il verdetto arrivato ieri: il collegio penale presieduto dal...

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SENIGALLIA L’incubo è durato un anno e mezzo, il tempo trascorso tra la denuncia sporta dalla moglie e il verdetto arrivato ieri: il collegio penale presieduto dal giudice Carlo Cimini ha assolto (perché il fatto non sussiste) un 50enne senigalliese, finito a processo con l’accusa choc di aver abusato della figlia, quando aveva 11 anni, e di aver minacciato di morte la compagna. Il pm Ruggiero Dicuonzo ne aveva chiesto la condanna a 4 anni.

 

Il racconto 

«Papà mi palpeggiava sotto le coperte» aveva raccontato la ragazza, oggi quasi maggiorenne, in audizione protetta. I ricordi però erano confusi, anche perché per anni avrebbe tenuto dentro di sé il suo segreto per poi sfogarsi con la madre nel 2021. Solo nel novembre 2022 la donna, che poi si è costituita parte civile per le minacce e (per conto della figlia) per le presunte violenze sessuali, ha deciso di sporgere denuncia ai carabinieri di Senigallia, quando era nel pieno di una crisi coniugale. Sosteneva di essere stata minacciata per motivi economici legati alla separazione. E in quell’occasione rivelò le confidenze ricevute dalla figlia. È stato quello l’inizio di un calvario per il papà 50enne. Subito è stato allontanato dalla casa familiare con un provvedimento del tribunale dei minori, poi grazie alla consulenza del suo avvocato, Alessandro Calogiuri, è riuscito a smontare le infamanti accuse, convinto della propria innocenza. Nelle varie udienze sono stati ascoltati una zia della ragazzina, i pediatri e gli assistenti sociali. Sono stati prodotti il suo diario, le letterine di Natale dedicate al padre e 5 anni di conversazioni via Whatsapp con lui: per la difesa, non c’era nulla che potesse far trapelare segni di disagio della giovane, né riferimenti ai presunti palpeggiamenti e abbracci “particolari” che ricordava vagamente di aver ricevuto dal papà quando la sera, di rientro dal lavoro, era solito coccolarla nel letto. I giudici ieri hanno assolto il 50enne (motivazioni attese tra 60 giorni) che, alla lettura della sentenza, per poco non ha avuto un mancamento: per lui è stato come uscire dagli inferi. 

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Corriere Adriatico