OSTRA - Nove camion ai raggi x da parte dei carabinieri per rintracciare quello che ha portato in discarica la neonata. Uno è arrivato da Perugia e gli altri dalla...
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«Non volevo intervenire perché ci sono delle indagini in corso e per rispetto di questa povera creatura – afferma Giovanni Romagnoli, amministratore della Cavallari Group – però ho sentito tante sciocchezze. Non c’era alcuna busta. Il corpicino era a braccia aperte, nudo, sul nastro trasportatore. Cinque erano gli operai presenti, quattro stranieri tra cui il macedone che per primo l’ha trovata. Gli altri dipendenti parlano per sentito dire e non sanno come sono andate le cose». Il titolare ribadisce che si trattava di rifiuti ingombranti e non del grigio indifferenziato. «Giovedì abbiamo trattato solo gli ingombranti – aggiunge – poltrone, elettrodomestici e mobili per intenderci. C’era anche una valigia. Abbiamo ipotizzato che potesse essere stato abbandonato al suo interno il corpicino ma non ne abbiamo certezze Abbiamo fornito ai carabinieri i dati dei nove camion che hanno scaricato giovedì mattina e mercoledì pomeriggio».
Molti i dipendenti incontrati ieri alla pausa pranzo, ma nei loro racconti forniscono versioni discordanti. L’accaduto ha sconvolto la comunità di Ostra perché il ritrovamento è avvenuto nell’azienda che opera nella frazione di Casine anche se la povera vittima chissà da dove proveniva. «È una notizia sconvolgente – dice il sindaco Andrea Storoni – sembra sempre che la provincia sia al riparo da certi avvenimenti. In realtà il dolore è venuto a bussare anche qua».
ll’accaduto interviene anche Raffaela Milano di Save the Children. «Si resta attoniti di fronte a questa tragica notizia. Non sappiamo cosa vi sia all’origine del dramma ma ci deve spingere a rafforzare le reti in grado di offrire alle donne in gravidanza e ai futuri genitori il sostegno e l’assistenza, perché nessuna mamma possa sentirsi abbandonata e siano intercettate per tempo le situazioni di maggiore fragilità e rischio. Sottolineiamo con forza l’importanza di diffondere la conoscenza della possibilità di partorire in anonimato in ospedale, evitando l’abbandono di neonati o il ricorso a parti non assistiti, garantendo la salute dei bambini e delle neomamme». In 10 anni il numero di neonati non riconosciuti alla nascita è sceso di oltre il 30%, passando dai 410 casi del 2004 ai 278 del 2014. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico