OSIMO - Quando si dice che i numeri non sono tutto. Il dato oggettivo è che gli accessi al pronto soccorso di Osimo nel 2016 sono calati, circa 800 in meno rispetto al...
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Non è che i pronto soccorso altrove stiano meglio, basti pensare alle carenze di personale emerse nei giorni scorsi a Jesi, ma a Osimo ora più che mai servono posti letto e nuovo personale. Sono questi i nodi per il primario Enzo Frati, che come capodipartimento del settore emergenza dell’Area vasta 2 rivive la stessa situazione anche a Jesi, Fabriano e Senigallia. Gli altri fronti caldi Anche lì non ci sono sufficienti posti letto dove ricoverare i codici rossi e anche i gialli che ne necessitano e c’è troppo turnover di personale, in un reparto come il pronto soccorso che è tra i più usuranti in ambito ospedaliero. Se questi due fattori sono dolenti ovunque, Osimo ne risente anche di più.
Basti pensare che a fine anni Settanta in Valmusone tra Ss. Benvenuto e Rocco, Muzio Gallo, ospedale di Castelfidardo e il Santa Casa di Loreto c’erano circa 800 posti letto, mentre oggi ne restano poco più di 60 nel solo Ss. Benvenuto e Rocco. Negli ultimi anni le defezioni non sono mancate: tre anni fa aveva chiuso il reparto di urologia e l’anno scorso via anche i posti letto di pediatria e ginecologia-ostetricia. Posti letto che, in caso di necessità, Frati richiedeva per ricoverare i pazienti in uscita dal pronto soccorso. Ora può solo rivolgersi a chirurgia, pneumologia e medicina, dove c’è l’unico altro primario di Osimo, il dottor Burattini, ma ancora facente funzione. Se non fosse per la collaborazione con questi tre reparti che spesso ospitano i pazienti passati per il pronto soccorso, Frati non saprebbe dove metterli.
Nel suo reparto al piano terra del Ss. Benvenuto e Rocco possono essere ricoverati nell’Osservazione breve solo quattro degenti. Per questo da tempo è in ballo il progetto di ampliamento con un ascensore che collegherebbe il pronto soccorso al piano superiore, dove c’è la terza corsia di chirurgia il cui cantiere è fermo da anni. Per terminarlo e fare un montacarichi per unire le due strutture servirebbero almeno 120-150mila euro. Regione e Comune sono chiamate a risolvere questa questione dolente. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico