«Non lasciate soli in ospedale i pazienti come mio nonno». Ecco le parole commoventi del nipote del 92enne precipitato dall’Inrca

«Non lasciate soli in ospedale i pazienti come mio nonno». Ecco le parole commoventi del nipote del 92enne precipitato dall’Inrca
OSIMO -  «Permettano ai familiari di fare assistenza continuativa ai pazienti negli ospedali per evitare tragedie simili, in certe circostanze hanno bisogno di supporto...

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OSIMO -  «Permettano ai familiari di fare assistenza continuativa ai pazienti negli ospedali per evitare tragedie simili, in certe circostanze hanno bisogno di supporto morale come era per mio nonno». E’ l’accorato appello lanciato tramite i social dal nipote del 92enne osimano che lo scorso 13 gennaio si è suicidato lanciandosi da una finestra dell’ospedale Inrca di Osimo.

 

Sulla vicenda hanno indagato i carabinieri intervenuti sul posto dopo la chiamata disperata del personale socio sanitario che, dopo aver ritrovato spalancata la finestra della camera dove l’uomo era ricoverato, si sono affacciate vedendo il corpo riverso a terra. Per l’uomo non c’era ormai più nulla da fare. Dalle prime ricostruzioni degli inquirenti era apparso subito chiaro il gesto volontario da parte del 92enne, che si trovava da solo in quella camera del reparto di Chirurgia generale ad affrontare una complicata situazione di salute, senza la presenza costante e confortante di un famigliare, visto che i rigidi protocolli sanitari anti-Covid non consentono ingressi dall’esterno se non per una fugace visita giornaliera.

Il nipote dell’anziano tramite Facebook ha prima ricordato l’accaduto: «Mio nonno ha deciso di togliersi la vita a 92 anni a seguito di un problema fisico che ha richiesto il ricovero in struttura. Chi lo conosceva sa per certo che non soffriva di depressione, nessuno sa quali siano state la cause scatenanti, noi famigliari in primis, ma la sua morte sia d’aiuto». Il ragazzo lancia quindi un appello alle istituzioni politiche e sanitarie: «Che questa vicenda serva a far capire che i ricoverati di un ospedale, in particolar modo gli anziani, vengano sì curati, ma anche assistiti da un familiare o comunque da qualcuno che sia in grado di dargli serenità e supporto morale, anche di fronte ad una situazione difficile come quella del coronavirus che non permette a nessuno, neanche effettuando un tampone, di fare assistenza ospedaliera».

Il ragazzo chiede poi alla Regione di dotare gli ospedali di maggiori misure di sicurezza: «È impensabile che chiunque sia libero di aprire una finestra totalmente sprovvista di una balaustra, di una protezione. Se una persona di 92 anni allettata è in grado di compiere un gesto simile, allora chiunque è in grado di farlo».

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Corriere Adriatico