OSIMO - Nella serata di ieri in provincia di Vercelli, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Osimo hanno portato a termine l’operazione...
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L’inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica di Ancona e giunta a conclusione dopo quattro mesi di indagini, ha consentito di individuare la coppia, di origine piemontese e radicata presso un campo rom della provincia dorica, dedita principalmente all’attività predatoria nelle Regioni Marche ed Emilia Romagna.
In particolare, è stato delineato un compendio indiziario secondo cui gli indagati erano dediti stabilmente alla commissione di delitti contro il patrimonio, segnatamente furti su auto lasciate in sosta, momentaneamente, presso istituti scolastici, cimiteri, capanni agricoli, parchi o percorsi pedonali ove praticare jogging, e mentre la donna fungeva da palo, il marito si introduceva nell’abitacolo, asportando borse o portafogli contenenti denaro, smartphone e carte di credito ivi custoditi. All’azione furtiva seguiva l’utilizzo indebito del bancomat sottratto, con prelievi fraudolenti effettuati presso erogatori ATM posti in località viciniore.
Nel periodo dicembre 2018 / agosto 2019, la coppia si rendeva responsabile, a vario titolo, di 63 episodi delittuosi, commessi nelle province di Ancona [n. 29 di cui 16 nella sola città di Osimo], Macerata [n. 20 di cui 6 nella città di Recanati], Pesaro-Urbino [n. 4, tutti a Fano] e Rimini [n. 10].
L’indagine ha preso il via allorquando i due, agli inizi del decorso anno, commettevano una serie di furti nel parcheggio dell’area attrezzata di Campocavallo di Osimo, allorquando ignari avventori, lasciato il veicolo in sosta per praticare sport, si ritrovavano il vetro del mezzo in frantumi ed i beni asportati dal loro interno. Stesso copione si verificava nei pressi delle scuole d’infanzia delle località della Val Musone, ove le mamme per lasciare i loro bimbi a scuola, fermavano temporaneamente la vettura negli stalli limitrofi alle strutture, per poi avvedersi della sparizione della borsa. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico