Anona, operaio morto per amianto. Rfi e Fincantieri devono pagare un maxi risarcimento agli eredi

Deciso un maxi risarcimento per l'amianto
ANCONA - Ucciso dall’amianto dopo aver lavorato per Fincantieri e Rfi: agli eredi andrà un maxi risarcimento. È di circa un milione di euro la cifra stabilita...

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ANCONA - Ucciso dall’amianto dopo aver lavorato per Fincantieri e Rfi: agli eredi andrà un maxi risarcimento. È di circa un milione di euro la cifra stabilita dal giudice del lavoro Andrea De Sabbata per ripagare la morte di un operaio anconetano spirato nel novembre 2015 per mesotelioma pleurico, malattia direttamente riconducibile all’esposizione alle fibre di amianto. Gli ex datori di lavoro della vittima sono stati chiamati a risarcire i parenti in solido tra loro. La sentenza del tribunale dorico è stata già appellata. Ma, intanto, è iniziata un’altra battaglia, sempre portata avanti dai parenti dell’ex operaio, deceduto a 78 anni. È quella per vedersi riconosciuti i danni morali, conseguenti alla malattia, alla morte del loro caro e allo stravolgimento della loro vita. L’anconetano è stato operaio al cantiere navale dal 1956 al 1963, occupandosi prevalentemente della manutenzione a bordo delle navi e del reparto torneria. Nel corso del 1963, dopo aver lasciato la Fincantieri, si è legato al mondo delle ferrovie, svolgendo il ruolo di macchinista. Stando a quanto riportato nella documentazione presa in esame dal giudice, l’operaio si occupava anche della manutenzione della motrice del treno e dei contattori, dispositivi che - secondo quanto emerso - sarebbero stati composti in parte da scatole coibentate da amianto. Nel 1995 l’anconetano è andato in pensione, al settembre 2014 la terribile diagnosi del mesotelioma.
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Corriere Adriatico