La mano dell’uomo dietro alle fiamme, caccia al responsabile del maxi-incendio. E' stato scatenato da un gesto volontario: ecco perché

ANCONA Sono andate avanti per una notte intera e per tutta la giornata di ieri le operazioni di spegnimento del maxi rogo che domenica ha fatto tremare la Valmusone e la Riviera...

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ANCONA Sono andate avanti per una notte intera e per tutta la giornata di ieri le operazioni di spegnimento del maxi rogo che domenica ha fatto tremare la Valmusone e la Riviera del Conero. I vigili del fuoco sono tuttora impegnati nelle attività di bonifica e di sorveglianza di un territorio molto vasto che interessa 4 comuni, da Loreto a Numana, passando per Castelfidardo e Porto Recanati. 

 

 
L’evacuazione 
Operative, ieri, due squadre dei pompieri coordinate dall’Ucl, l’Unità di comando locale allestita al camping Numana Blu, dove più di 2mila ospiti domenica sono stati invitati ad abbandonare i propri alloggi per un’evacuazione generale. Poi in serata le 2.400 persone sono state fatte rientrare nelle loro stanze, visto che l’emergenza è cessata, anche se in più punti, nelle ore successive, si sono sviluppati piccoli focolai lungo il fiume Musone e il torrente Aspio. Circa 13 ettari di vegetazione (ma la quantificazione è in corso) sono bruciati in una domenica infernale per un rogo di notevoli proporzioni che, secondo i rilievi dei vigili del fuoco e le testimonianze raccolte dai carabinieri forestali della Stazione Conero, sarebbe partito attorno alle 11,30 all’incrocio tra via Scossicci e via Barca, nel territorio di Porto Recanati, al confine con i comuni di Castelfidardo e Loreto, sulla sponda destra del Musone e a poca distanza dal depuratore.


Le indagini 


Le fiamme si sarebbero sviluppate in un sito che si è trasformato col tempo in una discarica abusiva: qui vengono gettati rifiuti, sfalci, scarti di lavorazione. Inneschi non sono stati trovati, ma il sospetto degli investigatori è che ci sia un gesto volontario alla base del rogo: qualcuno potrebbe aver dato fuoco ai rifiuti - forse il responsabile non aveva titoli per conferirli ai centri di raccolta -, senza pensare che le alte temperature e il vento forte avrebbero potuto propagare rapidamente le fiamme. Per questo la Procura ha aperto un fascicolo contro ignoti: le indagini chiariranno se ci sia dolo o colpa. Un aiuto potrebbe arrivare dalla videosorveglianza, anche se le telecamere non inquadrano con precisione il sito in questione. L’incendio è stato così impetuoso che le lingue di fuoco sono riuscite a superare il fiume, la Statale 16, la ferrovia, perfino l’autostrada, rimasta chiusa per oltre 3 ore in direzione sud tra i caselli di Ancona Sud e Porto Recanati. Le fiamme, sospinte dalle raffiche, da sud-ovest si sono propagate a nord-est, fagocitando materiale facilmente combustibile, come stoppie e canneti, fino ad arrivare in Riviera, minacciando campeggi e residence. Quattro famiglie di Castelfidardo, che vivono nei casolari lambiti dal fuoco, sono state evacuate, ma ieri hanno potuto far ritorno a casa. È stata ua domenica infernale per i viaggiatori: circa 3mila persone sono rimaste bloccate sui treni fermi nella provincia di Ancona, assistite dai volontari dell’Anpas e della Protezione civile che fino all’1,15 dell’altra notte, quando la circolazione è ripresa, hanno distribuito circa 5mila kit di generi di conforto. Trenitalia ha disposto l’indennizzo al 100% per i passeggeri di 19 treni, 11mila passeggeri sono stati interessati da ritardi e cancellazioni e sono stati attivati 21 bus per i collegamenti sostitutivi.

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Corriere Adriatico