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ANCONA - «Se abbiamo una cosa di questo genere, bisogna farla di alto livello. Nel senso che quando magni, ridi». Sì, se la rideva Emanuele Luchetti. Cercava «gente altolocata, non micragnoni». Faceva soldi a palate, lasciandosi corrompere da imprenditori e professionisti, commercianti e avvocati, perfino da un noto dermatologo anconetano che avrebbe sborsato 300 euro per assecondare la moglie, impaurita dal vaccino ma assetata di Green pass. Ad eseguire le iniezioni fake ci pensava lui, il 50enne infermiere anconetano, dipendente del Centro di salute mentale e operatore dell’hub Paolinelli.
La ricostruzione
Secondo gli 007 della polizia, che ieri mattina l’hanno arrestato a Collemarino dopo una visita domiciliare, Luchetti (ora a Montacuto) era al centro di un sistema diabolico, messo in piedi con altri 4 intermediari (tutti ai domiciliari) per arricchirsi a scapito di persone disposte a ricorrere «ad espedienti illeciti, pagando per messe in scena indegne e squallidi trucchi - dice il gip Masini nelle 200 pagine di ordinanza -, spesso coinvolgendo l’intera loro famiglia».
All’hub della Baraccola, Luchetti, nella privacy del suo box, avrebbe eseguito almeno 60 vaccini fantasma (quanti i Green pass sequestrati), secondo gli investigatori della Squadra Mobile, guidati da Carlo Pinto.
Le telecamere
Le micro telecamere piazzate al Paolinelli hanno poi immortalato le fasi della truffa: la siringa con il farmaco anti-Covid gettata nel cestino, un cerotto sul braccio del finto paziente e via. Così Luchetti induceva i medici a firmare l’avvenuta vaccinazione, determinante per il rilascio del Green pass. Si faceva pagare da 300 a 450 euro per due dosi.
Avrebbe ricevuto famiglie intere, anche minorenni, da tutta Italia. Come? Grazie alla collaborazione di 4 intermediari, come lui accusati di corruzione, falso ideologico e peculato: l’avvocato anconetano Gabriele Galeazzi, il ristoratore civitanovese Daniele Mecozzi, l’anconetano Stefano Galli e la romena Daniela Maria Zeleniuschi. A tutti, tranne che al legale che non avrebbe ricevuto denaro, è stata sequestrata una somma di 18mila euro complessivi (15mila a Luchetti), ritenuta il profitto indebito.
Sono ai domiciliari, anche se il pm Ruggiero Dicuonzo aveva chiesto il carcere per tutti. Obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria e divieto di uscire la sera, invece, per i 45 No-vax che arrivavano anche dal Veneto e dal Piemonte, disposti a pagare per un finto vaccino e un Green pass. Molti di loro avrebbero potuto ottenerlo senza partecipare a questo raggiro: si sono ammalati di Covid durante le indagini, che beffa.
Ma l’indagine non finirà qui: 11 pseudo-pazienti devono essere ancora identificati e s’indaga su altri possibili intermediari “collettori di richieste” che, come quelli già scoperti, procacciavano i no Vax per Luchetti, dividendosi la posta. Li accompagnavano al Paolinelli, servendosi anche di un furgone, e a volte entravano nell’hub con loro per accertarsi che tutto filasse liscio. Luchetti garantiva per tutti. «Famo una roba de lusso - confida al collega Miglietta in una registrazione -. Piano piano, non c’è fretta. Due volte alla settimana se riusciamo. Ho una pressione dietro...».
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