Nepal, l'ultima telefonata di Antonini Poi un silenzio angoscioso

Nepal, l'ultima telefonata di Antonini Poi un silenzio angoscioso
ANCONA - E’ la terza missione in Nepal per Giuseppe Pino Antonini, 53 anni, stavolta alla ricerca di nuovi canyon. “Con...

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ANCONA - E’ la terza missione in Nepal per Giuseppe Pino Antonini, 53 anni, stavolta alla ricerca di nuovi canyon.






“Con lui - ha detto il fratello Roberto - ci sono anche il medico speleologo Gigliola Mancinelli, Oscar Piazza, del Soccorso alpino del Trentino Alto Adige e un altro ragazzo di Genova”. Roberto Antonini ha parlato con il fratello mezz'ora prima del sisma, poi non ha più saputo nulla.







“Giuseppe - ha detto Roberto Antonini - ha un telefono satellitare, ma dopo la telefonata di ieri (sabato, ndr) non è più raggiungibile”. Lo speleologo, subito dopo la prima scossa, era riuscito anche a parlare con la compagna. Il gruppo di speleologi doveva esplorare le forre, ma ieri - dalle poche notizie che si hanno - non si era mossi dal villaggio perchè il tempo era brutto.







La mamma Romilda parla col cuore in gola. “Da ieri mattina non abbiamo notizie. ci ha parlato la ragazza alle 7,30 e da quel momento non abbiamo avuto più notizie, non siamo più riusciti a metterci in contatto”.

Continua. “Sono tutti esperti speleologi, fanno parte del soccorso alpino speleologico, per quello sì sono bravi. Nello stesso posto in Nepal dove si trovano attualmente è la terza volta che vanno, a me non dicono quasi mai niente per non farmi stare in pena. Dovevano finire non so cosa”.



Conclude con la voce flebile dell’angoscia che non vuole mollare la presa della speranza. “Ieri (sabato) non sono andati a fare niente perché pioveva molto, io sono preoccupata ma non esageratamente, dove sono loro non ci sono case che possono crollare. Il pericolo arriva dalle frane e credo che siano concentrate proprio in quella zona”. Ripete come per farsi coraggio. “Loro sono nel parco nazionale e lì non crolla niente. Abitano in una casetta”.



Agli amici speleologi, di ritorno dalla precedente impresa nel villaggio di Langtang, avevano promesso di parlarne. “Ci vediamo a cena”. Ma non se n’è fatto più nulla. Tutti conoscono Giuseppe Antonini e Gigliola Mancinelli come persone espertissime. Anche se, evidenzia la presidente del soccorso alpino delle Marche Paola Riccio, “in questi casi essere esperti conta poco, se ti casca una trave in testa che puoi farci”.



Riprende: “Non è un problema sorto durante un’attività, semmai è la sfortuna di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato”. Anche se si spera ancora di no. “Per il momento è una mancata comunicazione, mettersi in contatto è difficile e i trasferimenti sono altrettanto complicati”. Potrebbe essere colpa del blackout. “Magari riescono a contattare qualcuno che a sua volta può chiamare casa. Potrebbero avere un telefono scarico e non avere la possibilità di ricaricarlo”. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico