Maxi condanna ai topi d'appartamento di Jesi

Maxi condanna ai topi d'appartamento di Jesi
JESI - La scure del tribunale di Ancona si abbatte sui tre malviventi dell'Est Europa che, tra il 2006 e il 2007, seminarono il panico a Jesi con una serie di furti. I giudici...

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JESI - La scure del tribunale di Ancona si abbatte sui tre malviventi dell'Est Europa che, tra il 2006 e il 2007, seminarono il panico a Jesi con una serie di furti. I giudici non hanno riconosciuto la presenza di un'associazione per delinquere finalizzata al compimento dei colpi ma ha condannato tre dei sei imputati a pene pesanti. Quella più alta, cioè quattro anni e sei mesi di carcere, oltre a una multa di 800 euro, il collegio dei giudici presieduto da Francesca Grassi, l'ha inflitta a Jetnor Toro e a Leskaj Alexandro.




Tre anni e nove mesi di reclusione, invece, è la condanna erogata ai danni di Hoxhaj Shkelgum. Nei confronti dei tre, il Tribunale ha invece deciso per l'assoluzione riguardo all'accusa associativa, non ritenendo provato che vi fosse un legame delinquenziale di tipo organizzativo per commettere i furti. Proprio l'accusa di associazione per delinquere finalizzata a razziare abitazioni era l'unico addebito contestato ad altri tre imputati, sempre originari dei Balcani: caduta questa imputazione, i giudici hanno concluso per la loro completa assoluzione.



Il processo scaturisce da una brillante operazione dei carabinieri di Jesi che riuscirono a individuare tutti gli autori dei colpi denunciati, tanto che, da quel momento, la serie di furti cessò. Dopo la segnalazione di colpi in serie a Jesi e in Vallesina, i militari avevano subito stretto il cerchio su persone sospette. Durante le indagini era stato controllato un gran numero di persone e autovetture. In una circostanza i carabinieri avevano fatto centro: vari oggetti con ogni probabilità provento di furto per un valore di 15 mila euro erano stati scoperti all'interno dell'autovettura di uno dei tre imputati condannati.



La certezza della provenienza illecita era arrivata dal riconoscimento, da parte di alcune delle vittime dei furti, della proprietà di monili, oggetti d'oro e di altra natura. Tutta la refurtiva era stata restituita ai legittimi proprietari. Fino a quel momento i malviventi erano riusciti a farla franca. Erano entrati in azione ripetutamente, razziando tutto quello che trovavano nelle case: da oggetti preziosi ai cellulari, dai pc al denaro contante. Da quel ritrovamento erano scaturite altre indagini, fino all'individuazione di altre persone che, secondo gli inquirenti, avrebbero formato una vera e propria gang. Per tutti il Pm Rosario Lioniello aveva chiesto pesanti condanne anche per associazione per delinquere. Un'accusa parzialmente ridimensionata ma approdata comunque a tre condanne salate in primo grado. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico