La Vecchia Fattoria chiude i battenti. Hotel in crisi: una raffica di “vendesi”

La Vecchia Fattoria chiude i battenti. Hotel in crisi: una raffica di “vendesi”
LORETO  - La reception vuota, i tavoli deserti. E quel cartello sul cancello all’ingresso del piazzale che negli anni d’oro si riempiva di auto a ridosso...

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LORETO  - La reception vuota, i tavoli deserti. E quel cartello sul cancello all’ingresso del piazzale che negli anni d’oro si riempiva di auto a ridosso dell’ora di pranzo e di cena. Loreto perde uno dei suoi hotel e ristoranti storici. Dopo mesi di chiusura, iniziati con il lockdown e poi scanditi dalla lenta ripartenza del turismo religioso, La Vecchia Fattoria ha serrato i battenti e la struttura di via Manzoni è stata messa in vendita o in affitto.

 

E’ l’ennesima vittima di un segmento ricettivo, quello alberghiero e ristorativo agganciato ai luoghi di fede, che nella città mariana sta facendo fatica a tornare ai fasti di un tempo.


Una crisi nata prima del 2020, le cui origini vanno dunque ricercate in cause esterne all’emergenza sanitaria, che sta portando al lento depauperamento dell’accoglienza turistica alberghiera. Anni fa fu la volta del Marchigiano, uno dei primi hotel ad abbandonare la scena di Loreto, oggi in stato di abbandono. Il cartello “Vendesi” è ben visibile da qualche tempo anche ai piani alti dello stabile in corso Boccalini di proprietà del Giardinetto, lasciando intuire la volontà di un ridimensionamento. Su diversi siti immobiliari è apparso invece l’annuncio di vendita del centralissimo Pellegrino e Pace, la richiesta è di un milione e 950 mila euro. Mentre il Tribunale di Ancona ha messo sul mercato albergo e ristorante Girarrosto, pignorati in via Solari, partendo da una base di 409 mila e 697 euro. «Il Covid è stata l’ultima goccia – spiega l’albergatore Adriano Mariani, titolare del Delfino Azzurro -. I problemi nascono da lontano. Quando vi fu il grande Giubileo del 2000, la Regione e l’Amministrazione locale non si impegnarono per intercettare i fondi disponibili al fine di favorire l’ammodernamento delle strutture ricettive, a differenza di quando avvenne in Puglia a San Giovanni Rotondo». 


In più, «il fiorire di B&B e case di accoglienza, che dovrebbero soddisfare determinate condizioni e si differenziano dagli alberghi per le minori incombenze normative, non è soggetto ad alcun controllo». Una situazione che si traduce in costi gestionali inferiori e in una concorrenza con cui oggi è difficile misurarsi. Tutte criticità portate all’attenzione anche dal capogruppo di Prima Loreto, Paolo Albanesi: «Il proliferare di piccole strutture alternative e la mancanza dei controlli volti al rispetto delle regole, in concomitanza con sciagurate politiche comunali, hanno portato gli albergatori a non investire per anni, o semplicemente a non adattarsi alle nuove esigenze del turismo – afferma il consigliere di minoranza -. Se oggi arrivano pullman da 50 pellegrini, le poche strutture idonee ad accoglierli hanno un rapporto qualità-prezzo poco concorrenziale. Vigileremo inoltre affinché immobili come il Marchigiano non siano oggetto di speculazione edilizia». 


Insomma, una bega che il nuovo sindaco è ora chiamato a risolvere. Se un rilancio, come auspicato, è ancora possibile, «deve riparte dall’Amministrazione comunale che – secondo Moreno Pieroni - deve essere la prima ad impegnarsi nel rimodulare l’accoglienza turistica. Pur rimanendo il pellegrino la nostra vocazione primaria, bisogna creare un percorso di promozione mirata ad intercettare nuovi target con iniziative importanti anche fuori stagione, facendo leva sul grande patrimonio artistico e culturale di Loreto da valorizzare». 

 

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Corriere Adriatico