Loreto, sassate alla badante della madre che vuole essere pagata: «Vattene o ti sparo col fucile»

Loreto, sassate alla badante della madre che vuole essere pagata: «Vattene o ti sparo col fucile»
LORETO - Va a chiedere al figlio della sua assistita di essere pagata per le ore di lavoro svolto e viene presa a sassate. È il quadro accusatorio su cui si è basato...

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LORETO - Va a chiedere al figlio della sua assistita di essere pagata per le ore di lavoro svolto e viene presa a sassate. È il quadro accusatorio su cui si è basato il processo incardinato nei confronti di un lauretano di 60 anni, accusato di getto pericoloso di cose, lesioni e minacce. A rimanere ferita dalle sassate era stata proprio la colf (ormai ex), una donna di 63 anni che non si è costituita parte civile.

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L’imputato ieri è stato condannato dal giudice Carlo Cimini a scontare sette mesi di reclusione: riconosciuti tutti i reati, ad esclusione delle lesioni perché il fatto non sussiste. L’auto condotta da una conoscente della colf aveva subito dei danni: i sassi avevano colpito il tettuccio e lo sportello destro. 

I fatti

Sul caso avevano fatto luce i carabinieri della stazione di Loreto dopo la doppia denuncia sporta dall’ex badante e dalla sua conoscente. I fatti risalgono al settembre del 2019. Un mese prima, stando a quanto ricostruito nel corso del dibattimento, la 63enne aveva iniziato a lavorare come colf a casa della mamma dell’imputato, per aiutarla nelle faccende quotidiane. Si trattava di un impegno di tre ore al giorno. L’accordo con la moglie dell’imputato era questo: dopo un primo periodo di prova sarebbe scattato il regolare contratto. Le cose sembravano procedere per il giusto verso, ma poi a metà settembre si erano incrinate. Il rapporto non sarebbe proseguito. A quel punto, la 63enne aveva preteso di essere pagata per il lavoro svolto a casa dell’anziana. 


I soldi da riscuotere


Per chiedere i soldi era andata a casa di uno dei figli della vecchietta che aveva accudito. Nel farlo, era stata accompagnata in auto da una conoscente. Scesa dalla vettura, la colf aveva suonato il campanello. «Io non ti pago» gli sarebbe stato detto dell’imputato, che si trovava nel cortile dell’abitazione. «Allora chiamo i carabinieri» la reazione della donna. A quel punto, il lancio di sassi. Alcuni colpi avevano raggiunto al collo la colf, altri l’auto della sua conoscente, dove c’era a bordo anche il figlio 12enne. In più, ci sarebbero stato le minacce: «Se non andate via, vi sparo con il fucile». Tutte contestazioni rigettate dall’imputato, attraverso l’avvocato Giovanni Sabbatini. «Il mio assistito non ha mai posseduto un fucile» ha detto il legale ieri in aula. Probabile il ricorso in appello.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico