Le indagini a carico della sedicenne sono ormai prossime alla chiusura

Una immagine dei soccorsi dopo la strage di via Crivelli
ANCONA - Sono «molto prossime alla chiusura» le indagini a...

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ANCONA - Sono «molto prossime alla chiusura» le indagini a carico della sedicenne di Ancona accusata di concorso con il fidanzato, Antonio Tagliata, 19 anni, nell'omicidio dei propri genitori. Così il procuratore minorile Giovanna Lebboroni che, al momento, contesta alla ragazza le stesse accuse dell'ex fidanzato: concorso in omicidio aggravato dall'essere stato commesso contro ascendenti, e porto abusivo della pistola cal. 9x21 con cui Antonio fece fuoco, il 7 novembre scorso, uccidendo Fabio Giacconi e Roberta Pierini. Per la giovane, detenuta nell'istituto di pena minorile di Nisida a Napoli, il termine di custodia cautelare di 4 mesi scadrà il 7 marzo prossimo. Probabilmente entro questo lasso di tempo la procura chiuderà l'inchiesta. È verosimile che il magistrato chieda un giudizio immediato che bypassi la fase preliminare, cioè l'avviso di chiusura delle indagini e la richiesta di rinvio a giudizio. Il procuratore però non conferma: «Non parlo di atti futuri. Si tratta di un procedimento delicato e in corso, serve massima prudenza e il riserbo è doveroso». Il 18 febbraio scorso Tagliata è stato sentito dal gip Paola Mureddu e, in sostanza, ha confermato la propria versione dei fatti, compresa l'accusa alla minore di avergli gridato 'spara, sparà al culmine della discussione con le vittime. Dal racconto del diciannovenne, secondo il pm, «non sono emersi elementi che potessero far propendere verso un'insostenibilità dell'accusa nei confronti della ragazza». La procura minorile, ha spiegato Lebboroni, era a conoscenza sin dall'inizio del contenuto delle intercettazioni telefoniche (compiute subito dopo il duplice omicidio) e ambientali (colloqui tra Antonio e i suoi familiari presso il Comando dei carabinieri) in cui il ragazzo ripercorre le fasi della sparatoria e sembra andar costruendo una versione dei fatti. A giudizio del procuratore, le conversazioni non producono «nè un aggravamento, nè un'eliminazione di elementi», e «non affievoliscono la posizione» della sedicenne.
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Corriere Adriatico