La 20enne non passa la prova da barista Un giorno di lavoro per 2,50 euro all’ora

La 20enne non passa la prova da barista Un giorno di lavoro per 2,50 euro all’ora
SENIGALLIA -  Barista pagata 2,5 euro all’ora e poi mandata via non avendo superato la prova. È accaduto in un locale della riviera, nel tratto centrale della...

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SENIGALLIA -  Barista pagata 2,5 euro all’ora e poi mandata via non avendo superato la prova. È accaduto in un locale della riviera, nel tratto centrale della movida. La stessa sera c’erano due giovani chiamati dal titolare che hanno lavorato dalle 21 alle 5. Il ragazzo, confermato, ha percepito 110 euro. La ragazza, che ha poi ottenuto il benservito, appena 20 euro. Un caso limite ma non isolato purtroppo come evidenzia la Cgil.


 

«La prova si paga come qualsiasi altra ora di lavoro – interviene Mohamed El Hasani, segretario della Cgil –, non vi è differenza di alcun genere. Se una persona non è in grado di svolgere il lavoro potrebbe perderlo ma deve essere pagato correttamente. Purtroppo questi casi sono frequenti. Va fatta subito una segnalazione all’ispettorato del lavoro». La 20enne al momento non ha fatto nulla. Contattata, ha preferito non rilasciare dichiarazioni. La sorella però ha voluto lasciare una recensione al locale. «Mia sorella ha lavorato per una sera come barista dalle 21 alle 5 del mattino – ha scritto - , il capo le ha dato 20 euro, come dice lui, non meritati. Per lei era una prima esperienza quindi è normale che su alcune cose faceva difficoltà e su altre se la cavava, ma fatto sta che ha fatto una prova di 8 ore, che vuol dire 8 ore di presenza». Al titolare non è piaciuto come ha lavorato ed era nel suo diritto, essendo in prova, non richiamarla ma ormai il lavoro lo aveva fatto e andava retribuito come sottolinea la Cgil. Il ragazzo che ha percepito i 110 euro è stato invece visto anche nei giorni successivi, non fisso ma a chiamata. Indignate anche le associazioni di categoria che comunque non ne sono stupite. «Questa retribuzione è al di fuori di ogni contratto - sbotta Giacomo Bramucci, presidente di Confcommercio – se fosse stato un mio associato lo avrei già segnalato ma non è iscritto a Confcommercio». 


Non condivide lo sfruttamento della barista nemmeno Giacomo Cicconi Massi, segretario di Confartigianato, che però si mette dalla prospettiva degli imprenditori cercando di capire perché spesso, purtroppo, si arrivi a questi livelli. «Il problema reale sono le tasse che stritolano le imprese e spingono i datori a sottopagare i lavoratori, necessari in estate – spiega -. Non va bene ma sappiamo che molto spesso capita. Non ci sono poi neanche strumenti flessibili per questi casi. In realtà non esistono veri periodi di prova e bisogna passare a contratti a chiamata con costi per le imprese alti». Ecco perché qualcuno con la chiamata di fatto prova lo stagionale, valutandolo, per poi decidere se confermarlo. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico