Jesi, viveva da homeless sotto il Boario: Paul è tornato a casa

Viveva da homeless sotto il Boario: Paul è tornato a casa
JESI  - Sbarcato dalla Libia, per 7 anni ha vissuto a Jesi, sulla strada, ma da regolare, in virtù di uno stato di protezione sussidiaria. Tutti hanno visto il suo...

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JESI  - Sbarcato dalla Libia, per 7 anni ha vissuto a Jesi, sulla strada, ma da regolare, in virtù di uno stato di protezione sussidiaria. Tutti hanno visto il suo materasso sotto la tettoia del Boario. Tutti lo vedevano fuori dai supermercati a chiedere l’elemosina. Paziente “difficile” per il Servizio Dipendenze, che ne ha affrontato i problemi con l’alcol, e vittima di un grave incidente nel 2021.

 

«L’olio bollente gli ha ustionato le gambe. Lo ritrovammo al Boario con infezioni che non gli avrebbero dato scampo senza ricovero» raccontano Gabriele e Maria Laura, i volontari che, col direttore Caritas Marco D’Aurizio, lo hanno riaccompagnato a metà settembre dalla famiglia in Ghana. Il protagonista della storia, Paul Gyaba, 42 anni, è ora di nuovo a Kankra, villaggio che sulle carte non c’è, vicino a Techiman (80mila abitanti, sede vescovile).

La fuga

Ne era fuggito una quindicina di anni fa. «Ci siamo assicurati come prima cosa che la situazione di violenza che l’aveva visto scappare non ci fosse più» racconta chi ne ha organizzato il rimpatrio. Qui l’integrazione non è scattata. Asp, servizi medici e sociali, Comune e Caritas hanno lavorato per riportarlo indietro. «Collaborazione, creatività e flessibilità, da sola nessuna componente ce l’avrebbe fatta» raccontano Schiavoni e Pesaresi di Asp.

L’assessore Animali e D’Aurizio: «C’è stato da combattere con la burocrazia, Caritas ha dalla sua il potersi muovere con più libertà». Pesaresi: «Rimpatrio volontario e in piena condivisione con Paul: non un liberarsi di un problema ma un dargli soluzione». Dal Sert: «Paul è stato un paziente cosiddetto “difficile”. A volte c’è l’onnipotenza di voler aiutare a tutti i costi, senza considerare quello che la persona vuole per sé». Dice Animali: «Guardare alle persone come tali, non come numeri. Da comunità che se ne prende cura e che ha avuto la pazienza di farlo». 

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Corriere Adriatico