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JESI - L’amministrazione comunale farà restaurare la scritta di propaganda fascista a firma “Mussolini” riaffiorata su un muro dell’Ufficio Anagrafe. La Soprintendenza ha risposto alla segnalazione pervenuta dal Comune e attende ora che le pervenga il relativo progetto.
«Con riferimento alla segnalazione inerente il rinvenimento di scritte storiche sulle pareti dei locali dell’Ufficio Anagrafe del Comune di Jesi - scrive la Soprintendente delle Marche, Marta Mazza, nella lettera di risposta - preso atto positivamente di quanto comunicato, questo Ufficio rimane in attesa di un eventuale progetto di restauro conservativo da valutare per la tutela e la protezione delle scritte stesse».
La procedura
E l’amministrazione si muoverà. «Ci si attiverà ora- fa sapere Piazza Indipendenza - per individuare una ditta specializzata a cui affidare il progetto di restauro, procedendo anche a dei sondaggi per verificare se la scritta sia incompleta o comunque isolata. Dopodiché ci si rapporterà con la Soprintendenza per tutte le operazioni conseguenti». La scritta recita “Della potenza e della gloria del lavoro”, seguita dalla firma “Mussolini”.
«Opportuno mantenerne la fruibilità- si era espresso in Consiglio l’assessore alla cultura Luca Butini- si tratta di storia e di una scritta che testimonia un modo di comunicare, al di là dell’ideologia». L’Anpi -associazione partigiani- di Jesi aveva sottolineato: «A Jesi abbiamo già numerose testimonianze storiche che riguardano la dittatura fascista e le sue nefaste conseguenze: una pietra d’inciampo a testimonianza delle vergognose leggi razziali, fori di proiettili sul muro della fucilazione dei partigiani Panti e Magnani, i cippi Martiri XX Giugno e Cannuccia, dove sono stati uccisi partigiani e civili. Voler conservare e restaurare quella scritta, in un luogo pubblico istituzionale dove non possono essere simboli che non siano della Repubblica, significa avvalorare la reminiscenza di un sistema che merita una copiosa passata di vernice».
Il preside
Era intervenuto anche il dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Federico II, Massimo Fabrizi, tracciando un parallelismo fra l’attenzione per la scritta mussoliniana dell’Anagrafe e i mosaici d’epoca romana “dimenticati” proprio sotto la sua scuola: «A Jesi spostiamo monumenti e salviamo proclami mussoliniani che incarnano le farneticazioni di un periodo storico dittatoriale che ha portato devastazione e morte. E invece, di fronte alle richieste di rendere visibile un mosaico di epoca romana, nessuno risponde». Intervento, quest’ultimo, giudicato dall’amministrazione «irrispettoso». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico