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JESI - Una caduta in casa, a Rosora, il 12 novembre scorso per una vertigine. Poi il malessere sempre più grave, la corsa in Pronto soccorso e la Tac che evidenzia una vasta emorragia cerebrale. Un calvario di 15 giorni per un uomo di 68 anni, che si è spento lasciando nel dolore la moglie e la figlia. Ma le due donne in quel grande amore hanno trovato la forza di acconsentire all’espianto degli organi e grazie a questo gesto, cinque persone sono state salvate.
Nonostante il delicato intervento neurochirurgico all’ospedale di Torrette, poi il ritorno al reparto di Rianimazione-Terapia Intensiva del “Carlo Urbani” di Jesi diretto dal dottor Tonino Bernacconi il 19 novembre, l’uomo continuava a rimanere in un coma profondo.
Il fegato è andato a Pisa per un paziente in attesa di trapianto; i reni ad Ancona per 2 persone e le cornee a Fabriano per aiutare altri due pazienti. «La Direzione Medica di Presidio dell’Ospedale di Jesi esprime sentite condoglianze alla famiglia del defunto e una sincera gratitudine per la generosità e la sensibilità dimostrate in un momento così drammatico - rende noto la direzione sanitaria -. È solo grazie alla testimonianza di solidarietà umana come questa che è possibile realizzare la donazione degli organi e permettere così ai tanti pazienti in lista di attesa per trapianto di continuare ad avere ancora speranza».
Conclude la direzione: «Un ringraziamento particolare va, inoltre, a tutto il personale dell’Ospedale di Jesi, in particolare a medici e infermieri dell’Uoc Terapia Intensiva, al personale della sala operatoria e al coordinatore locale trapianti dottor Marco Straccali. Nonostante l’Ospedale abbia dovuto riattivare una sezione per i pazienti Covid, tutte le altre attività ordinarie, ma anche straordinarie come quelle legate alla donazione di organi, stanno proseguendo».
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Corriere Adriatico