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JESI - In centinaia al Campo Boario, in attesa sotto la tettoia della struttura coperta o assiepati a ridosso della scuola dell’infanzia La Giraffa. Una scena di per sé non usuale anche in tempi non sospetti. Ma che dopo un anno e mezzo di pandemia, chiusure in casa e di restrizioni anti-assembramento, ha attirato ieri mattina l’attenzione, e in qualche caso suscitato i timori, da parte di tanti. È finita con parecchie multe per divieto di sosta alle numerose auto parcheggiate un po’ dappertutto nei dintorni del parco.
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E con la chiusura anticipata, non senza proteste, dell’attività che era prevista: davvero troppa tutta quella gente per sperare di mantenere i distanziamenti e di rispettare tutte le necessarie disposizioni di sicurezza, pur all’aperto.
Una giornata in cui l’ufficio diplomatico del Regno del Marocco apre materialmente per alcune ore in una sede diversa dalla consueta, avvicinandosi ai tanti suoi concittadini presenti su tutto il territorio italiano (circa 300 soltanto a Jesi). Per quanti dovrebbero altrimenti affrontare una trasferta di parecchi chilometri e di almeno quattro ore fra viaggi di andata e ritorno per rivolgersi alla sede di Bologna, un’occasione ghiotta. Troppo, al punto che al Boario hanno finito per essere parecchie centinaia da tutta la Vallesina e non solo. Con interi nuclei familiari che ne avevano approfittato per raggiungere insieme Jesi e svolgere qui quelle pratiche – tenute a lungo ferme da pandemia e zone rosse e arancioni- per le quali ci si rivolge al consolato del Paese d’origine: ritiro di passaporti e carte d’identità, atti notarili, documentazioni da richiedere in patria.
«È arrivata tanta gente e, nonostante ci fossimo attrezzati per svolgere tutto in sicurezza, ad un certo punto non è più stato possibile andare avanti» dice Wahbi Youssef, presidente del Comitato sociale, culturale e sportivo della Federazione islamica delle Marche che, in collaborazione con il Consolato generale del Regno del Marocco di Bologna, aveva coordinato l’iniziativa. Regolarmente autorizzata da Comune, che aveva concesso l’utilizzo del suolo pubblico nel rispetto delle prescrizioni anti-assembramento, e autorità di sicurezza. Sotto la tettoia del Boario era state disposte a distanza le sedie per un’attesa auspicabilmente ordinata.
Ma l’afflusso – ci si aspettavano circa 200 persone- ha fatto saltare gli schemi nel momento in cui alcuni hanno cominciato ad accalcarsi avanti. A quel punto lo stop alle operazioni. «Abbiamo rimandato la gente a casa, non era più possibile continuare riuscendo a garantire distanze e sicurezza- dice Wahbi Youssef – dispiace per chi si è comportato secondo le regole ma davanti a chi ha iniziato a non rispettarle più, non è stato possibile fare diversamente». Non era in realtà la prima volta che il Consolato mobile del Marocco approdava a Jesi ma nelle precedenti occasioni, nell’era pre-pandemia, non si erano riscontrati problemi.
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Corriere Adriatico