Il Tribunale del malato: «Ospedale allo stremo, cure a domicilio per pazienti Covid»

L'ospedale Carlo Urbani
JESI  - «Servono cure a domicilio, precoci, sui pazienti con sintomi Covid, per evitare di intasare i reparti dell’ospedale Urbani. Chiediamo un incontro...

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JESI  - «Servono cure a domicilio, precoci, sui pazienti con sintomi Covid, per evitare di intasare i reparti dell’ospedale Urbani. Chiediamo un incontro all’assessore regionale alla sanità Filippo Saltamartini». Così il Tribunale del Malato di Jesi. Il responsabile Pasquale Liguori: «Continuiamo battaglia e appelli ai medici di famiglia sulla necessità di curare a domicilio, in maniera precoce, i pazienti con sintomatologia da Covid, per evitare che vadano al pronto soccorso, intasando i reparti del Carlo Urbani allo stremo con il rischio di farlo divenire presto un ospedale interamente Covid».

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A ieri erano 16 i ricoveri in terapia intensiva al Carlo Urbani, 12 quelli in semintensiva, 76 i ricoveri in reparti non intensivi. Ventidue i pazienti Covid in attesa al pronto soccorso. In città i numeri crescono: 531 i positivi mentre le persone in quarantena, dopo una lieve flessione, sono tornate oltre mille. «Siamo in attesa – dice Liguori- di essere convocati dall’assessore regionale, al quale abbiamo indirizzato l’ 8 marzo una richiesta di incontro a cui porteremo il Presidente del Comitato terapie cure domiciliari Avv. Grimaldi e il suo staff, che proporranno di far adottare alla Regione il protocollo di cure domiciliari che da tempo sta curando a casa centinaia di pazienti Covid, evitando che si rivolgano ai pronto soccorso». Un tema, quello delle cure domiciliari, portato in evidenza anche della consigliera comunale Cinque Stelle Claudia Lancioni, che chiede il coinvolgimento anche dell’amministrazione comunale. Liguori aggiunge: «Al tavolo porteremo anche la nostra proposta di attivare, come già avviene in altre regioni, un ambulatorio Usca con sede distrettuale che possa eseguire accertamenti diagnostici (Ecg, eco toraciche, analisi del sangue ) mirati ad una diagnosi precoce che possa evitare il ricovero ospedaliero ma anche a fornire un supporto psicologico ai pazienti che ne hanno bisogno». 

 

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Corriere Adriatico