Jesi, lo scherzo finisce male Ventenne a giudizio per lesioni

Jesi, lo scherzo finisce male Ventenne a giudizio per lesioni
JESI - Uno scherzo tra amici, una botta che colpisce per sbaglio un punto delicato e un ragazzino di appena quindici anni che si ritrova sul tavolo operatorio per...

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JESI - Uno scherzo tra amici, una botta che colpisce per sbaglio un punto delicato e un ragazzino di appena quindici anni che si ritrova sul tavolo operatorio per l'asportazione di un testicolo. E' ciò che accadde nel febbraio 2014 a Jesi e che ora ha fatto finire a processo un ventenne di origine pachistana, residente nella zona, per l'accusa di lesioni personali volontarie aggravate dall'aver causato l'indebolimento di un organo. Il rinvio a giudizio è stato deciso ieri dal gup Francesca Zagoreo dopo l'udienza preliminare. La vicenda è scaturita da un episodio accaduto l'8 febbraio dello scorso anno. In una giornata come tante, i due ragazzi, l'imputato e la parte offesa, verso le 13, erano alla fermata dell'autobus in zona Porta Valle a Jesi. Nell'attesa che arrivasse la corriera, insieme ad altri compagni, scherzavano, si spingevano. Ma durante quel gioco maldestro qualcosa sarebbe andato storto. Il ventenne, questa è l'accusa mossa dal pm Irene Bilotta nei suoi confronti, avrebbe colpito l'altro con un pugno al basso ventre. In quel momento il quindicenne, di origine magrebina ma italiano e residente a Jesi, assistito come parte civile dall'avv. Marco Torelli, forse non si rese conto della gravità della situazione. Certo il dolore era tanto ma evidentemente non insopportabile per lui. Così tornò a casa e non parlò subito con i genitori di quanto era successo. Con il passare del tempo, però il dolore non passava ma anzi si faceva sempre più acuto. Così il quindicenne vuotò il sacco e i genitori lo portarono all'ospedale: venne riscontrata la torsione del testicolo con ematoma, una lesione che ne comportò l'asportazione e conseguente applicazione di una protesi. Il processo inizierà ad ottobre.


La difesa dell'imputato, rappresentata dall'avv. Giancarlo Catani, ha sollevato dubbi sul nesso causale tra un'eventuale botta arrecata e le gravi lesioni per le quali il ragazzino si fece visitare all'ospedale solo dieci giorni dopo. Il legale aveva chiesto la derubricazione dell'accusa a lesioni colpose e chiesto il proscioglimento immediato del proprio assistito: anche ammettendo che vi fosse stato un colpo, non sarebbe stato volontario bensì fortuito. L'imputato non ricorda se vi sia stato o meno un contatto che possa aver arrecato all'altro ragazzino conseguenze così gravi, di certo sostiene che non lo fece con volontà di fare male. La parte offesa, assistita dall'avv. Marco Torelli, aveva invece raccontato che fu proprio il compagno di scuola ad assestargli un pugno, probabilmente per scherzo, alle parti basse e che da quel giorno, anche se lui tacque per giorni sull'accaduto, accusò dolori sempre più forti. Ora sarà il tribunale ad accertare se vi furono responsabilità e di che tipo. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico