Fontana dei leoni in piazza della Repubblica, il figlio di Morosetti: «Nessun ricatto, papà voleva fare un regalo a Jesi​»

La Fontana dei Leoni
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JESI - «Mio padre non voleva fare alcun dispetto. Il cuore mi porta dalla sua parte, la ragione dalla vostra. Onestà intellettuale mi obbliga a dire che avete ragione voi. Altrove ho letto tante inesattezze su di lui e, purtroppo, anche parecchie affermazioni offensive». Così Roberto Morosetti, figlio del vignettista Cassio il cui testamento - 2 milioni al Comune per riportare la fontana dei leoni in Piazza della Repubblica - monopolizza il dibattito. Aspro lo scontro fra amministrazione e contrari allo spostamento.

 

Roberto Morosetti, che è nato e vive a Milano, interviene con un suo commento sulla pagina Fb Piazzalibera, creata dal Comitato sorto per fermare l’operazione. E spiega: «Ritengo che mio padre non abbia tenuto conto del fatto che una città è un organismo vivente, pulsante, che appartiene ai cittadini che la abitano. Forse non ha compreso fino in fondo che i suoi ricordi di ragazzo non erano e non sono una giustificazione sufficiente». Morosetti precisa: «Gli ho visto dare troppe volte del “fascista”: dal dopoguerra ha sempre votato a sinistra. Ultimamente, scherzo del destino, votava Pd, partito che si sta spendendo per ostacolarne le volontà».

Quanto al dibattito, Roberto Morosetti dice: «Né mio padre né io – che ho partecipato alla stesura del testamento anche se, sia chiaro, si sta parlando del suo, sul quale non ho alcun potere- ci aspettavamo un tale dissenso. La sua intenzione era fare un regalo alla città. Nessun ricatto. Il termine di un anno fu idea del notaio. Sappiamo che se non vi è scadenza le faccende si instradano verso l’eternità, come col lascito della signora Cesarini». Infine, «Sono combattuto: dovere di figlio impone di sperare lo spostamento. Ma come posso desiderare che avvenga qualcosa che voi, jesini, state vivendo con tanta ostilità. Sarebbe un dolore per me (e per mio padre) sapere che finireste per provare astio nei suoi confronti, passeggiando in piazza. Non lo meriterebbe. Amava Jesi». 

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Corriere Adriatico