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JESI - Al pronto soccorso in codice verde, riceve la carta di dimissioni senza essere stato visitato dal medico e senza essere stato informato su ciò che, nel frattempo gli era stato somministrato. È quanto sarebbe accaduto nella notte dello scorso 31 ottobre all’ospedale Carlo Urbani, secondo la segnalazione che è pervenuta al Tribunale del Malato di Jesi e che vedrebbe al centro della vicenda uno dei medici delle cooperative private che, da alcune settimane, hanno iniziato ad essere impiegati nella copertura di alcuni dei turni notturni del pronto soccorso.
E ora il TdM chiede chiarimenti all’Asur sull’accaduto. Episodio che, stando a quanto trapela, sarebbe stato segnalato al responsabile della cooperativa anche dal primario del pronto soccorso dottor Mario Caroli. Sul punto, preferisce «non alimentare la polemica» l’assessore regionale alla sanità Filippo Saltamartini, che proprio intorno all’allerta suscitata dall’arrivo di personale medico privato al ps dell’Urbani - «disfunzione preoccupante» secondo il sindaco Lorenzo Fiordelmondo – aveva controbattuto al responsabile del TdM, Pasquale Liguori.
La segnalazione
È quest’ultimo, ora, a rendere noto: «Registriamo già la prima segnalazione da parte di un paziente nei confronti di un medico delle cooperative.
Il responsabile del TdM evidenzia: «Attendiamo il riscontro della Direzione dell’Asur, dal quale vogliamo capire bene a chi fa capo la responsabilità del comportamento del medico in questione che, pur facendo parte della cooperativa, opera comunque in una unità operativa del nostro ospedale. Altro aspetto, a nostro avviso, che Asur dovrà affrontare è l’identificazione degli operatori sanitari che dovrebbe riguardare tutti, in particolare in questo momento in cui all’interno di un reparto prestano attività anche operatori di ditte in appalto». Il Tribunale del Malato ha inoltre chiesto di conoscere il contratto stipulato con le cooperative, «al fine di verificare le condizioni e le garanzie assicurative previste». Ai 5 turni notturni già coperti dal privato in ottobre, altri 15 pare siano destinati ad aggiungersi a novembre. Il sindaco Fiordelmondo ha rilevato: «L’impiego di cooperative private certifica una preoccupante carenza in un settore che per definizione, etica e valori deve essere e restare esclusivamente pubblico».
Il nodo
Dall’assessore regionale Saltamartini la spiegazione: «Le cooperative sono attualmente uno strumento necessario utilizzato da tutte le regioni ma i servizi acquistati sul mercato non fanno venir meno la caratteristica della sanità, che resta pubblica, né la professionalità richiesta. Le cooperative sono necessarie per alleggerire la pressione sui sanitari e garantire loro il giusto riposo e le ferie dopo tre anni di Covid. Resta il tema della mancata programmazione di medici nella nostra regione, frutto di una politica sbagliata del passato».
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Corriere Adriatico