Insulti razzisti in campo, le scuse della società: «Certi genitori incitano alla violenza»

Baby calciatore di 13 anni offeso, il presidente dell’Aurora: «Integrazione e inclusione sono il nostro vanto»

Baby calciatore di 13 anni offeso, il presidente dell’Aurora: «Integrazione e inclusione sono il nostro vanto»
JESI - È ancora fresca la ferita provocata dagli insulti razzisti arrivati dagli spalti del San Sebastiano verso un ragazzino di colore, 13enne, giocatore della...

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JESI - È ancora fresca la ferita provocata dagli insulti razzisti arrivati dagli spalti del San Sebastiano verso un ragazzino di colore, 13enne, giocatore della società Nuova Folgore, durante la partita del campionato regionale Giovanissimi contro l’Aurora calcio, disputata sabato scorso. «Sei nero, sembri una scimmia». Insulti inaccettabili, per i quali la società jesina - sebbene non direttamente responsabile - ha tenuto a scusarsi con la squadra avversaria. 

 


La determinazione


«Giocavano a casa nostra - dice il presidente dell’Aurora Calcio Emiliano Togni - quegli insulti sono arrivati dalla nostra parte, dovevamo scusarci. Era doveroso. Ma sono sicuro che non si tratti di sostenitori della nostra squadra, anzi stiamo accertando i fatti, non escludo che sia stato un gesto volontario per danneggiare la società (a causa di quelle offese l’Aurora ha ricevuto una multa di 500 euro dal giudice di gara, ndr.) e magari fatto da chi, mesi addietro, è stato allontanato…». L’Aurora intende fare chiarezza. 


Lo sfogo 


Attinge all’orgoglio il presidente della società con cui ha tirato i primi calci al pallone Roberto Mancini, ct della Nazionale. E non si nasconde dietro un dito: «Facciamo un grandissimo lavoro di integrazione, solidarietà e inclusione. Abbiamo 590 tesserati dai piccolini di 4 anni agli over 40 (categoria “amatori”). C’è grande rispetto, affiatamento. È bellissimo vedere i grandi che allacciano le scarpette ai piccolini e gli fanno le carezze sulla testa o gli insegnano a tirare meglio. Queste sono le cose che ci spingono ad andare avanti». Ma non sono solo luci. «Devo ammettere che esiste un disagio giovanile non indifferente, con famiglie disgregate o totalmente assenti nelle vite dei figli. Siamo stati costretti a intervenire verso alcuni genitori, i cui comportamenti erano anti sportivi, inaccettabili e contrari a ogni regola del fairplay e dei valori dell’Aurora».

I primi ad spingere a fare fallo o a insultare i giocatori avversari o gli arbitri erano proprio certi genitori. «Ho convocato loro e il proprio figlio – spiega Togni – invitandoli o a restare in silenzio durante le partite o a non presentarsi. Il figlio ovviamente poteva continuare a giocare. Abbiamo ragazzi d’oro, famiglie impagabili e nonni straordinari che ci aiutano in tutto, non solo a sostenere le quote di chi è in difficoltà economica ma anche a sistemare e vigilare. Certi episodi inaccettabili rischiano di gettare fango sul lavoro di tutti e non è giusto».

Il presidente ammette anche che «le generazioni degli Juniores (dai 15 ai 20 anni) di oggi hanno un rispetto, un attaccamento alla maglia straordinari, nulla a che vedere rispetto a 10 anni fa - conclude Emiliano Togni - quando era un continuo pagare multe per gli insulti all’arbitro o ai giocatori, per i falli e le botte in campo. Molto incide anche la famiglia. Ci siamo trovati di fronte a madri che andavano oltre la decenza quanto a insulti e incitamenti ai falli di gioco (“Spaccagli un ginocchio”): è assurdo». 


«Episodio totalmente da condannare - scrive La Nuova Folgore in una nota - essendo arbitri molto giovani non hanno né la forza né l’esperienza di sospendere la gara. Il Presidente dell’Aurora si è scusato in modo esemplare, per cui è giusto denunciare sempre affinché queste stupide, becere e insensate situazioni si ripetano sempre meno». 

 

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Corriere Adriatico