Un gregge di pecore attaccato da un lupo: una è stata sbranata

L’azienda agricola Marasca
JESI - Un altro gregge di pecore è stato attaccato nella notte tra giovedì e ieri. Si tratta di un gregge di nove pecore di proprietà dell’azienda...

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JESI - Un altro gregge di pecore è stato attaccato nella notte tra giovedì e ieri. Si tratta di un gregge di nove pecore di proprietà dell’azienda agricola Marasca Guerrino di via del Verziere 54bis, alle porte della città. Un altro attacco si era verificato in zona Roncaglia, al di là della ferrovia, a fine ottobre. Ma per l’azienda agricola di Guerrino Marasca non è la prima volta. «Stamattina (ieri per chi legge, ndr.) quando mi sono recato al recinto delle pecore ne ho trovata una sbranata - racconta -. Era una pecora gravida che probabilmente per questa sua condizione non è riuscita a scappare e mettersi in salvo. È la seconda che viene uccisa in appena un mese. Il veterinario intervenuto non ha dubbi che si tratti di un lupo». La pecora si trovava insieme alle altre nove nel recinto, che delimita l’area di pascolo e la proprietà dell’azienda agricola. Come il lupo sia riuscito a penetrare all’interno non è chiaro, anche perché la rete è alta 1 metro e 80, sembra da un primo controllo che non vi siano parti divelte. 



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Ma per il medico veterinario intervenuto sul posto, sembra che i segni dei morsi e la ferocia con cui l’ovino è stato sbranato non lascerebbero dubbi sul fatto che si sia trattato di un lupo. E per l’allevatore, oltre al danno delle due pecore sbranate c’è la beffa: nessuno lo risarcirà. «Il danno per le due pecore sbranate si aggira sui 500 euro - commenta Marasca –, più il costo dello smaltimento delle carcasse che è di 90 euro. Ma nessun ente mi risarcirà». Il veterinario ha consigliato all’allevatore di adottare un cane da guardia per il gregge e Marasca ha affidato il suo pastore maremmano a un addestratore. Ma ci vuole tempo e resta comunque la paura che il lupo possa attaccare di nuovo. «Certo – conclude Guerrino Marasca – se la Regione stanziasse dei fondi per i risarcimenti o per sovvenzionare l’acquisto di recinti elettrificati o dissuasori, per noi la situazione sarebbe migliore».  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico