Giovane accoltellato in pieno centro: un regolamento di conti tra bande. In casa del 19enne fermato una felpa sporca di sangue

Giovane accoltellato in pieno centro: un regolamento di conti tra bande. In casa del 19enne fermato una felpa sporca di sangue
JESI  - Uno scontro per una rivalità tra bande, per la spartizione della piazza jesina dove far girare i loro affari. E’ questo lo scenario che gli investigatori...

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JESI  - Uno scontro per una rivalità tra bande, per la spartizione della piazza jesina dove far girare i loro affari. E’ questo lo scenario che gli investigatori hanno ricostruito sul tentato omicidio avvenuto sabato pomeriggio all’Arco Clementino. Due bande rivali, una di africani e l’altra di sudamericani, tutti dai 19 ai 25 anni.

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Si sono attaccati con le parole, qualche spintone, poi uno - il 19enne basiliano che ora si trova in carcere con l’accusa di tentato omicidio - che colpisce alla schiena il rivale, un nigeriano 20enne, con cinque coltellate.


Vuole ucciderlo. Gli perfora un polmone, è vivo per miracolo. Poi getta via l’arma bianca e scappa insieme agli altri. I connazionali del ferito chiedono aiuto, arrivano i sanitari del 118 e viene trasportato in gravi condizioni a Torrette dove è ricoverato in condizioni stabili ma gravi. L’aggressore viene intercettato poco dopo a casa, nel quartiere San Giuseppe, dove vive con la madre e il fratello. Gli agenti della Squadra mobile di Ancona e del Commissariato di Jesi fanno scattare il provvedimento di fermo, viene rinchiuso al carcere di Montacuto. Durante la perquisizione domiciliare spunta una felpa, nascosta in camera da letto, ancora sporca di sangue. Se ne sarebbe probabilmente disfatto, come il coltello, ma i poliziotti l’hanno trovata prima e sequestrata. Gli agenti nel frattempo hanno ricostruito anche la rete dei contatti del giovane, hanno individuato e sentito anche gli altri connazionali presenti sabato, escludendo tuttavia la partecipazione di altri alla brutale aggressione con il coltello. Forse il 19enne si sentiva un po’ il capobranco di quel gruppo e lo voleva dimostrare con un gesto feroce. 


Il coltello, da cucina o un serramanico, non è stato ancora trovato. Intanto il 19enne ieri mattina ha incontrato il suo difensore di fiducia, l’avvocato Federica Battistoni. «C’è stato un racconto molto veloce del fatto – spiega il legale – dobbiamo approfondire degli aspetti della vicenda. Certamente il mio assistito è sotto choc per la situazione, molto provato da tutto». L’udienza di convalida dovrebbe svolgersi oggi al carcere di Montacuto. 

 

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Corriere Adriatico