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JESI È lunedì. Jesi si ridesta lentamente dopo il gran finale del Palio di San Floriano, come una dama medievale che ha danzato tutta la notte sotto il cielo stellato. Ieri sera il sipario è calato sulla 28ª edizione. Migliaia le persone che in piazza Baccio Pontelli hanno atteso la proclamazione del vincitore, mentre cresceva la suspense per lo spettacolo finale delle fontane danzanti musicali: un’affascinante prima volta per le Marche, accolta con non poco scetticismo in città tra i fedelissimi dei tradizionali fuochi d’artificio, che ha lasciato il pubblico incantato.
L’imprevedibilità
È stato l’apoteosi del Palio della “imprevedibilità”, questo era il tema, che ha riconfermato le 50mila presenze della scorsa edizione.
Uno dei momenti più intensi e identitari del Palio, quest’anno arricchito dai comuni gemellati, e quindi Waiblingen, Trevi e Torremaggiore. I tamburi rullano, le bandiere sventolano, per i vicoli gli artisti di strada. Selena Abbatelli e don Federico Rango guidano le presentazioni, dando voce a ogni momento. «Jesi non è stata solo una città, ma è diventata per quattro giorni una festa pulsante e imprevedibile - ha detto il presidente dell’Ente Palio, Emanuel Santoni - dove storia e tradizione si sono mescolate con la sorpresa, la creatività e un pizzico di follia (calcolata)».
Impossibile non dedicare un ricordo all’ex presidente e consigliere Giovanni Mengoni, scomparso a 63 anni. «È stato in mezzo a noi anche in questa edizione». La giornata prosegue, il clima si fa elettrico: è il momento decisivo, quello della gara equestre e della corsa dei carretti che decreteranno i vincitori. Al calar del sole, giovani e famiglie si spostano nelle taverne. Si canta, si beve, si mangia, poi le premiazioni. Il Palio volge al termine, ma non per gli jesini che lavorano già alla prossima edizione.
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Corriere Adriatico