Crisi Caterpillar, si apre uno spiraglio di speranza: spunta l’interesse di un gruppo

Crisi Caterpillar, si apre uno spiraglio di speranza: spunta l’interesse di un gruppo
JESI  - Azienda Caterpillar da una parte, lavoratori e sindacati dall’altra tornano a incontrarsi oggi, in videoconferenza, ad oltre un mese dall’annuncio della...

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JESI  - Azienda Caterpillar da una parte, lavoratori e sindacati dall’altra tornano a incontrarsi oggi, in videoconferenza, ad oltre un mese dall’annuncio della chiusura dello stabilimento di via Roncaglia. E quando manca meno di un mese e mezzo al 24 febbraio quando, in assenza di novità, partiranno i licenziamenti dei 189 assunti a tempo indeterminato (ma la vertenza coinvolge circa 270 persone).

 

Intanto pare si stiano manifestando interessamenti da parte di soggetti che potrebbero dare un futuro al sito. Ne ha fatto informalmente cenno ai cronisti l’assessore regionale al lavoro Stefano Aguzzi, a margine del Consiglio. Situazioni, è da precisare, solo in embrione e le cui reali possibilità – indiscrezioni dicono di un gruppo italiano del settore – sono tutte da verificare. All’incontro odierno, Confindustria e referenti nazionali Fim, Fiom, Uilm. Al termine, al presidio ai cancelli, un’assemblea in cui i lavoratori saranno messi a conoscenza dell’esito per annunciare le ulteriori iniziative. Quali l’ipotesi di portare a Roma la protesta nel caso in cui il Mise non dia risposta alla richiesta di avocare a sé la vertenza.

Sono i parlamentari marchigiani 5 Stelle a chiedere al titolare del Mise Giancarlo Giorgetti di muoversi su Caterpillar: «Qualche settimana fa abbiamo inviato al ministro Giorgetti una richiesta affinché il governo intervenga e cerchi soluzioni. I parlamentari della Lega non vollero firmare la lettera dicendo che avrebbero parlato direttamente col “loro” ministro. Ad oggi nulla è cambiato e gli operai vedono avvicinarsi con paura il giorno in cui saranno licenziati e non avranno più uno stipendio. Il ministro Giorgetti ha lasciato le crisi che considera minori, cioè con non più di 250 operai, alle Regioni e la palla al presidente Acquaroli, che però ha trovato un muro nell’azienda. Il Ministero ha peso diverso e maggiore esperienza nel trattare casi così gravi in cui un’azienda invia licenziamenti in tronco senza neppure argomentare».

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Corriere Adriatico