«Io, salvato e portato via da quattro sconosciuti»

«Io, salvato e portato via da quattro sconosciuti»
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ANCONA - È fuggito verso l’uscita di sicurezza, è stato inglobato dalla calca ed è caduto sul pavimento della discoteca. Sopra di lui, il peso di altre persone scivolate una sull’altra come per un effetto domino. Non riusciva più a muovere le gambe, tanta era la pressione che aveva sul suo corpo. Si è salvato grazie alla solidarietà di quattro ragazzi che non aveva mai incontrato prima. Lo hanno aiutato a liberarsi dalla morsa in cui era finito, poi lo hanno trasportato di peso fuori dal locale, al sicuro, lontano dal caos. Per proteggerlo dal freddo, un ragazzo gli ha anche donato il suo giubbino con dentro il portafoglio e i documenti. Non ha avuto paura di cedergli ogni suo bene. In mezzo a tanto dolore, nella tragica notte di Corinaldo, c’è stato anche spazio per la solidarietà. È quella che un gruppo di sconosciuti ha riversato su un 14enne di Marina di Montemarciano, arrivato in discoteca con una combriccola di amici per ascoltare Sfera Ebbasta. 


Il minore è rimasto ferito agli arti inferiori, all’altezza delle caviglie, a causa dello schiacciamento provocato dalle persone che gli si sono riversate contro nel tentativo di guadagnare l’uscita. Ieri mattina, con la madre è arrivato al pronto soccorso dell’ospedale di Torrette, attendendo il suo turno su una sedia a rotelle. «Con i miei amici – ha raccontato – ero abbastanza vicino al palco. All’improvviso abbiamo iniziato a tossire e, così, ci siamo diretti tutti verso la stessa direzione, una delle uscite secondarie, quella solitamente utilizzata per andare fuori a fumare Mi sono trovato al centro della calca: tutti spingevano e a un certo punto ci siamo seduti uno sopra all’altro. Siamo caduti come in un effetto domino. Eravamo bloccati dal busto in giù e non riuscivamo più a muoverci». In quei frangenti terribili, il ragazzo ha perso di vista i suoi amici e attorno a sé, mentre era immobile, ha assistito a scene di panico e disperazione. «Ho visto persone svenute compresse da altre persone e ragazzi feriti seriamente. C’era qualcuno che piangeva, qualcun altro che urlava: “Io non respiro più, non esco vivo di qui”. Pian piano per liberarmi dalla morsa mi sono tolto le scarpe e ho perso il giubbino. Si sono avvicinati quattro ragazzi che non avevo mai visto e mi hanno aiutato a uscire perché non muovevo più le gambe. Uno mi ha trascinato fino all’uscita». Indosso aveva solo una camicia. E allora, gli è stato donato un giubbino. Dentro, c’era il portafoglio del benefattore. «La collaborazione tra noi – ha ribadito il 14enne – ci ha salvato la vita» .  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico